Pubblicato il: 30 Gennaio, 2009

L’Odio

rendercmsfieldjsp“Conosci la storia di quel tale che si butta da un palazzo di cinquanta piani? Ad ogni piano, mentre cade, continua a dirsi: fin qui è andata, fin qui è andata bene, fin qui è andata bene. Questo, per dire che il problema non è la caduta, ma l’atterraggio…”.

È questa la frase che meglio definisce l’essenza dell’opera di Mathieu Kassovitz: “L’Odio” non è altro che la descrizione di tale caduta fino all’atterraggio. Le vicende del film si svolgono interamente nel corso di una giornata nella periferia malfamata di Parigi. L’Odio scoppia durante la notte: un giovane di sedici anni, Abel, viene barbaramente picchiato dalla polizia durante un interrogatorio. Quella notte si trasforma in una notte di fuoco e fiamme: gli scontri tra la polizia e le guerriglie dei giovani di periferia durano fino al mattino. Alla guerriglia partecipano tre giovani: Vinz, ebreo, Said, maghrebino, e Hubert, ragazzo di colore, a cui durante gli scontri viene distrutta la palestra che gestiva. Il comportamento dei tre giovani durante la giornata rappresenta tre modi diversi di concepire e vivere la realtà povera e disastrata della periferia. Vinz è la rabbia pronta ad esplodere, crede che tutto si possa risolvere solo ed esclusivamente con la violenza. Hubert è la calma, è colui che con estrema lucidità e freddezza tiene sotto controllo la situazione. Said è la via di mezzo, cerca di andare avanti senza rischiare la pelle. Attraverso un tempo costantemente scandito e definito, vengono raccontate tutte le vicissitudini dei tre giovani nell’arco delle ventiquattrore successive agli scontri. I personaggi vengono mostrati nella loro estrema naturalezza, anche nei gesti meno signorili. L’Odio è un film che non si limita a descrivere la realtà ma vi partecipa. Il venticinquenne Kassovitz riesce, grazie anche ad un sapiente uso del bianco e nero, ad offrire un ritratto crudo e pragmatico della realtà periferica parigina. Il film è stato molto apprezzato anche dalla critica ed ha ricevuto nel 1995 il premio di miglior regia al festival di Cannes.

Diego Bonomo

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