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Palermo cambia Palermo

Erano migliaia, la mattina di sabato 18 aprile, a Palermo per protestare contro quello che da Leoluca Orlando viene definito un sindaco abusivo, Diego Cammarata. Uno slogan univoco “Cammarata vattene” ha animato l’intero corteo per chiedere le dimissioni del primo cittadino, accusato di essere stato eletto mediante clamorosi brogli e di aver portato la città palermitana al terzultimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia in quanto a condizioni di vita. Il clima è teso e gioioso allo stesso tempo. Perché c’è tanta gente che da anni chiede una casa e si trova a vivere in dei container alla periferia della città, ma queste stesse persone si vedono attorniate da gran parte del mondo politico del centrosinistra palermitano, che promette loro mari e monti, alimentando almeno la speranza di un futuro migliore. Sul finir degli interventi che rimbombano amplificati in tutti la piazza, si sentono fievoli le parole di una signora di 85 anni: è indignata, perché quel sindaco da qualche mese le ha tolto la possibilità di avere le dovute agevolazioni sul sistema dei trasporti pubblici. E non è che a Palermo funzioni così tanto. L’AMAT, gestore della rete urbana, utilizza solo 235 su 598 autobus a disposizione e registra costanti crolli di passeggeri.

Di scheletri nell’armadio il sindaco Cammarata sembra averne tanti, troppi. È finito sotto processo, insieme a due assessori comunali, per non aver adottato adeguati rimedi per contenere l’inquinamento da smog, con le polveri sottili anche 5 volte superiori ai limiti previsti. Ma il colpo di genio l’ebbe qualche mese fa: istituì le Zone a Traffico Limitato per diminuire le emissioni e in pochi giorni il Comune, con la vendita di 266 mila permessi, incassò più di 2 milioni di euro. Denaro prezioso per un comune-stipendificio, accusato anche di appoggiarsi ad inutili consulenze esterne, per le quali sempre il sindaco è sotto processo con l’accusa di abuso di ufficio. Ma il Tar bocciò quasi subito le ZTL e, più che un guadagno,  si registrò una perdita di circa 6 milioni di euro.

Altri debiti passano sotto il nome di AMIA, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti. Ultimamente s’è salvata dal fallimento grazie al soccorso del governo nazionale che ha stanziato 80 milioni di euro per scongiurarlo. Ma ora si prevede un aumento della Tarsu del 30%, lievitata già del 70% dal 2001 ad oggi. Alcuni ex dirigenti sono stati anche indagati, ma il Comune, inspiegabilmente, non ha mai esposto querela. Il processo perciò non si farà e così i debiti accumulati saranno scaricati ancora una volta sulle tasche dei contribuenti. Qualche giorno fa l’ultima grazia del cavalier Berlusconi: da Roma sono piovuti altri 55 milioni di euro per la stabilizzazione di 2500 LSU ed è così che sul precariato l’avv. Cammarata si è salvato in calcio d’angolo. La media di un dipendente comunale ogni 30 abitanti impegna il 72% del bilancio complessivo solamente in stipendi, ma questa è un’altra storia.

Gianluca Ricupati