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Pirateria e terrorismo marittimo

È dal mese di Aprile che non c’è pace per le navi che si trovano a dover attraversare le acque del Corno d’Africa. Oggi quei pirati sono somali, ma questo è un fenomeno antichissimo che ha visto come precursori gli Etruschi, e nel tempo si sono poi succeduti i Vichinghi, i Saraceni, i Barbareschi. La pirateria non si è mai fermata, ha cambiato zona, ma non ha mai ammainato la propria bandiera. Attualmente ci si è spostati verso Oriente, in Somalia appunto, dove transitano migliaia di navi che devono poi immettersi nel Canale di Suez, lì dove passa il 12% del petrolio mondiale. Posizione strategica importante quindi, a dimostrazione che l’azione di questi filibustieri non è mossa da nessuna motivazione religiosa, ideologica o razziale, ma solo dalla volontà di business, di guadagno illegale. La differenza, infatti, tra questo genere di pirati e quello che infestava i mari nel passato sta solo nelle armi a disposizione: non hanno spade, ma armi da fuoco. Però, briganti erano prima e briganti sono ancora adesso. Il punto è che questi fenomeni in crescente sviluppo sono dovuti anche ad una mancanza del governo somalo. Questo denota l’esistenza di un problema di fondo dietro queste azioni e che deriva dall’instabilità del governo locale perdurante ormai da 20 anni. È proprio questa assenza a risultare determinante: in Somalia, va ricordato, non c’è solo il problema, serio, dei pirati che attaccano chiunque transiti per i propri mari. Questo è un territorio afflitto da problemi imbarazzanti come ad esempio il commercio illegale di armi e di droga, la pesca illegale e incontrollata o, peggio ancora, il traffico di essere umani pronti ad essere inseriti in organizzazioni criminali. È da tempo che il Paese è ormai abbandonato al suo destino: lo scontro tra l’esercito ed i ribelli va avanti da anni e la popolazione si vede costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Secondo l’Onu, il problema della pirateria va contrastato cercando di individuare quanto prima i finanziatori di questi gruppi. Ma è un’analisi superficiale, perché c’è qualcosa di più profondo alla base: va combattuta l’anarchia che regna e che ha portato ad una frammentazione della popolazione in tre gruppi in continua lotta tra di loro, cercando di stabilire un governo funzionante ed attivo che, dalla caduta di Barre,  non si è più visto.

Massimiliano Mogavero