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Plastinazione: l’illusione di poter aggirare la morte

Roma, Napoli Torino e Milano: sono queste le tappe italiane della mostra “Body world”, dove l’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens espone i cadaveri sottratti alla decomposizione attraverso la tecnica della plastinazione da lui stesso inventata. Tale procedimento sostituisce i liquidi corporei con polimeri di silicone, e permette di conservare i resti organici senza alterarne i colori ed evitando odori sgradevoli.

Le sue mostre, il cui scopo è quello di mostrare come è fatto il nostro corpo, hanno già raccolto decine di migliaia di visitatori e sollevato gli animi di tutta la penisola in un acceso dibattito: è giusto oppure no esporre i corpi morti in maniera tanto plateale? Sono tanti gli indignati che hanno attribuito all’anatomopatologo tedesco l’ormai famoso soprannome di “dottor morte”: fin dai tempi delle tribù primitive che vivevano di caccia e raccolta l’uomo ha sempre avuto grande rispetto dei defunti, i cui corpi andavano venerati ed onorati con particolari riti e sepolture legate alle tradizioni dei vari popoli che hanno abitato i cinque continenti. Gli aspetti trasversali che accomunano i culti di civiltà e culture diverse tra di loro sono due: la pace ed il rispetto per l’anima ed il corpo della persona deceduta. Sono proprio queste, infatti, le due cose che vengono a mancare quando un corpo viene plastinato ed esposto in una mostra come un comune oggetto. Oltre a questo, la nostra società mostra anche la spiccata tendenza ad intendere la morte come un tabù; quando in realtà essa andrebbe accettata in quanto parte della vita stessa.

Mentre il dibattito si infiamma, però, poco meno di 4000 persone continuano a firmare i moduli per potersi fare, a propria volta, plastinare: dopo la morte, anch’essi diventeranno parte delle suggestive mostre del dottor von Hagens. Svelare i motivi che hanno spinto queste persone a scegliere di non attenersi alle credenze ed alle convinzioni che la nostra cultura porta con sé da secoli e secoli non è affatto semplice, ma forse porre l’accento sui desideri che l’uomo cova da sempre in quanto tale può aiutare a trovare una risposta soddisfacente. La spiegazione sta nel desiderio di immortalità che ogni essere umano conserva in sé dai tempi dei tempi e che non può non essere ancora più forte in una società che considera la morte un tabù: un corpo plastinato può conservarsi in perfetto stato per tempi lunghissimi, sfidando la pochezza degli anni che ognuno di noi ha a disposizione nel corso della propria vita. In un mondo sempre più restio nel credere alle promesse delle religioni, la tecnica brevettata dal dottor von Hagens offre la concreta possibilità al nostro corpo di continuare ad esistere anche dopo la fine della nostra vita, e di passare l’eternità nella vivacità di una mostra invece che sotto terra. Inutile ribadire che non si può vivere per sempre: provare ad aggirare i nostri limiti non ci aiuterà né ad abbatterli, né ad accettarli.

Sara Servadei