Pubblicato il: 7 Luglio, 2009

Ronde nere, divise e simboli

gniLa moda vintage e quel suo particolare gusto retrò attirano sempre più gli stilisti di tutto il mondo,  che propongono nelle loro collezioni abiti che si rifanno ai gusti estetici dei decenni passati. Devono aver pensato proprio questo i raffinati stilisti che hanno curato il design delle nuove divise per le ronde della Guardia Nazionale Italiana. Scherzi a parte (c’è poco o nulla da scherzare), lo scorso 13 giugno a Milano sono state presentate le nuove divise che vestiranno i sedicenti “difensori della patria” della Guardia Nazionale, gruppi di privati cittadini – già ribattezzati “ronde nere” – che si propongono di vigilare le strade dei nostri quartieri in ausilio alle forze dell’ordine. Nere o grigie che siano queste ronde, sembra davvero inutile soffermarsi puntigliosamente su un’impercettibile e irrilevante (sic!) sfumatura cromatica, visto che i simboli cuciti sulle camicie lasciano intendere chiaramente l’orientamento ideologico che guiderà questi nuovi “soldati”, armati di torcia elettrica e cellulare. Andiamo per ordine e descriviamo la divisa: sulla manica destra, oltre al tricolore, troverà spazio una targhetta nera con impressa l’aquila imperiale e la scritta S.P.Q.R.; sopra il taschino, sempre a destra, ancora l’aquila romana accompagnata dalla dicitura latina “Domine dirige nos”, Signore guidaci. Sopra il taschino sinistro padroneggia sempre la suddetta aquila, stavolta di più grandi dimensioni e rappresentata in un’immagine maggiormente stilizzata. Sulla manica, poi, ecco che appare, impresso su una fascia di colore nero, il simbolo più interessante: una croce a dodici punte, altrimenti conosciuta nella Germania nazista con il nome di Schwarze Sonne, il sole nero che adorna il pavimento del castello di Wavelsburg, quartier generale di Hitler nel quale si tenevano le solenni riunioni con i maggiori esponenti delle S.S. e del Terzo Reich. Brividi gelidi corrono lungo la schiena al solo pensiero di evocazioni tanto macabre, ma resta il fatto innegabile che tali simboli – impressi sulle nuove divise dei rondisti – sono così eloquenti da non lasciare spazio ad alcun dubbio di sorta. Nonostante una legge del 1952 (anche detta “legge Scelba”) sancisca chiaramente il reato di apologia del fascismo per chiunque “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»; nonostante il fatto che il buon senso e l’integrità morale della persona dovrebbero già bastare da soli per relegare tali emblemi ai cimiteri della storia; beh, nonostante tutto ciò, in una democrazia moderna – che si definisce civile ed avanzata – si rischia seriamente di veder riproposte (e rese legittime) simbologie ed espressioni ideologiche che credevamo, francamente, se non del tutto morte almeno definitivamente sconfitte. Intanto la moda impazza e il gusto retrò…grado – culturale, sociale ed estetico – spopola, proprio come qualche “Ventennio” fa, in tutto il paese. Domine dirige nos.

Aldo Nicodemi

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