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Rosaria Capacchione: “La legge non tutela i giornalisti”

Gli episodi di violenza, di minacce e di intimidazioni nei confronti dei giornalisti diventano sempre più frequenti. Lo evidenzia il rapporto “Ossigeno per l’informazione” che mette in luce questo trend inarrestabile, quasi una moda consolidata: ad oggi, si contano circa 400 giornalisti coinvolti in minacce più o meno concrete. Se ne è parlato nel convengo “Giornalisti minacciati. La professione sotto attacco” svoltosi a Benevento; un convegno a cui ha preso parte anche Rosaria Capacchione, giornalista de Il Mattino, da sempre impegnata a scovare i traffici illeciti dei Casalesi e per questo finita nell’occhio del ciclone degli stessi clan camorristici. La Capacchione lamenta una scarsa attenzione delle istituzioni e un “buco” normativo evidente: «Il problema delle minacce ai cronisti riguarda tutta l’Italia e non solo la Campania, come sostiene qualcuno. Il mio pensiero, in questi casi, va soprattutto a quei giornalisti che collaborano con piccole testate locali che non dispongono di un ufficio legale. Ecco, in questo senso, – continua la giornalista – io mi ritengo una privilegiata perché in caso di querela so come difendermi. Ma chi le cause deve pagarsele da solo, come fa? Spesso gli editori non sostengono queste battaglie, ma anzi fanno un ostracismo clamoroso e, se dovessi ricevere qualche querela di troppo, sei fuori, vieni licenziato. La camorra utilizza proprio questo sistema: veste i colletti bianchi e intenta cause civili; ed è in quel momento che si resta soli e indifesi». La Capacchione, candidatasi alle scorse elezioni europee in quota Partito Democratico, ci spiega il perché di questa mancata tutela: «L’abuso legale è la più comune forma di intimidazione ed è evidente che c’è un problema di carattere normativo di fondo, ma al legislatore la cosa non sembra interessare. L’obiettivo di chi ci governa è di sviare, di distogliere lo sguardo dei cittadini dalle tante problematiche che colpiscono il nostro Paese, su tutte quelle economiche. Si utilizza la cronaca nera per ammortizzare le coscienze, basta vedere per quanto tempo ci hanno proposto le vicende del caso Avetrana, togliendo spazio ad argomenti definiti scomodi». «Sarebbe opportuno – conclude la giornalista de Il Mattino – creare un tavolo di discussione tra giornalisti, politici e giuristi per affrontare seriamente la questione».

Massimiliano Mogavero