Pubblicato il: 20 Marzo, 2009

Satī & Yehudah Ashlag

satiIl mito di Satī, così come esposto nello Śiva Purāṇa (cap. 2), racconta della nascita della Dea nella casa di Dakṣa, grande officiante figlio di Brahmā, e del suo matrimonio con Śiva, divinità ascetica per eccellenza. Appunto l’isolamento dal mondo e la sua devozione a tutte le creature indistintamente, portò Śiva in conflitto con Dakṣa, il quale era invece implicato nelle cose del mondo secondo le tassonomie vediche. Dakṣa indisse un giorno un grande sacrificio e invitò tutte le divinità, esclusi Śiva e Satī. Śiva si offese, ma Satī si infuriò e si presentò ugualmente al sacrificio offerto dal padre: qui, al culmine della rabbia, si immolò bruciandosi con una tecnica yogica. Śiva, udito della morte della moglie, si scagliò sul sacrificio di Dakṣa in forma tremenda, distrusse tutto, uccise tutti. Poi prese il corpo di Satī sulle spalle e cominciò a vagare disperato per l’universo, muovendo i passi del Tāndava, la danza con cui ciclicamente riassorbe la creazione. Ma non era ancora il momento per chiudere il ciclo cosmico e gli altri dèi si allarmarono. Viṣṇu allora scagliò il suo disco contro Satī, il cui corpo fu smembrato in 52 parti e cadde sulla terra: in ogni luogo dove cadde un pezzo sorse un santuario dedicato alla dea, cioè uno śākti pīṭha. Alcuni di questi santuari sono attivi oggigiorno e chiaramente identificati, per altri si hanno più dubbi (il testo più autorevole in merito è The Śakta Pīṭhas di D.C. Sircar, New Delhi 1998). Tra tutti il centro templare più importante si trova a Gauhati in Assam, dove cadde la yoni, cioè la vulva, di Satī. La regione ha il nome tradizionale di Kāmarūpa, “forma del desiderio”.

yehudah-ashlagIl rabbino Yehudah Ashlag (1885-1954) è stato invece una persona in carne e ossa. Polacco di nascita, visse in Israele dal 1921 fino alla morte e là scrisse i suoi commenti ai lavori dei più grandi cabalisti di tutti i tempi: il Talmud Eser Sefirot[1], commento all’Eẓ Ha-Ḥaim[2] di Iẓḥak (Isaac) Luria e Ha-Sulam[3], commento allo Zohar di Shimon (Simeon) Bar Yoḥai. Fondamento delle sue opere è la stessa Cabalà emanatistica luriana, che sostiene la creazione essere emanazione stessa del Creatore. Secondo la teoria luriana, la creazione è generata dall’auto-contrazione del Creatore, il quale libera da sé uno spazio spirituale e lo rende vuoto. La qualità di questo spazio è di essere privo della presenza del Creatore, cioè di ciò che viene chiamato la sua luce. Di conseguenza quello spazio vuoto desidera di essere colmato da quella luce che è puro piacere spirituale. Tratto fondamentale della creazione è perciò un continuo desiderio di ricevere; tratto fondamentale del Creatore è la possibilità di soddisfare quel desiderio. La dinamica tra desiderio di ricevere e soddisfazione del desiderio è ciò che permette alle anime umane di evolversi, come vedremo in seguito.

Da Genzano di Roma.

Gian Maria Turi

http://homo-sapiens-opinans.blogspot.com/


[1] Studio delle dieci Sefirot.

[2] L’albero della vita.

[3] La scala.

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