- Lo Schiaffo - https://www.loschiaffo.org -

Servizio (in)civile

Con la legge del 6 Marzo 2001 n. 64 è stato istituito il servizio civile nazionale finalizzato a: concorrere alla difesa della patria in alternativa al servizio militare, favorire la solidarietà sociale, tutelare i diritti sociali, la pace fra i popoli, salvaguardare il patrimonio della Nazione e contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani. I requisiti di ammissione sono la cittadinanza italiana, idoneità fisica, non avere compiuto 28 anni, non avere condanne. Facile, direte voi. E invece no. Perché nel 70% (e forse più) dei casi solo gli amici degli amici riescono a fare il servizio civile, anche se non hanno nessun titolo di studio e poco o niente d’esperienza. Proprio per denunciare questa situazione C. S., 23 anni, ha contattato Lo Schiaffo per raccontare la sua storia.

– Presso quale ente hai presentato la domanda di servizio civile?

Presso il CSI (Centro Sportivo Italiano) di Catania.

– Raccontaci com’è andata esattamente?

Ho inoltrato la domanda a Luglio, ma sono stato convocato per sostenere il colloquio solo a Settembre. Fin qui nulla di strano se non nel fatto che sono stato contattato per un secondo colloquio, tra l’altro non dovuto, per sentirmi dire che l’unico dubbio che avevano su di me era il fatto che abitassi fuori Catania, in provincia. Dopo qualche giorno sono uscite le graduatorie, non in forma ufficiale ma tramite un documento word inviato via mail ai partecipanti, privo di qualunque firma degli esaminatori e non pubblicato né sul sito ufficiale né da nessun’altra parte, violando di fatto l’art. 6 del bando di concorso. Ed ecco il fattaccio. Sono risultato sesto su cinque posti.

– Che cosa hai pensato in quel momento?

Ho pensato che forse i ragazzi arrivati prima di me avessero più qualità inerenti al progetto, ma non penso che tra i cinque selezionati ci sia uno di loro che sia contemporaneamente arbitro di calcio e di pallavolo presso le rispettive federazioni, operatore sociale con esperienza nel campo e in possesso di un master sulla pubblica amministrazione, oltre che collaboratore con diverse società sportive. Tutto questo e le domande del secondo colloquio mi hanno indotto a pensare che ci sono state delle magagne.

– Pensi di fare ricorso?

Assolutamente no. Si può non condividere e contestare un verdetto, ma bisogna accettarlo per quello che è anche se sono sempre più convinto della malafede di chi ha operato le selezioni. In particolare del membro della commissione che ha chiesto il secondo colloquio, fatto tra l’altro in maniera privata.

– Non hai mai pensato di cercare un “amico” anche tu?

Non credo in queste cose. Mi sento una persona libera da vincoli di questo tipo di “amicizie”. Tutto quello che ho fatto e riuscirò a fare sarà grazie alle mie capacità e non grazie all’influenza di un “amico” in certi ambiti. Alla faccia dei sani principi di cui si fanno promotori questi enti! Cosa che io possiedo e loro di certo no.

– Presenterai la domanda il prossimo anno?

Non penso proprio visto che da tre anni presento la domanda ma puntualmente risulto tra i migliori idonei ma non selezionati e vedere gente incapace anche di tenere una penna in mano in quei posti dove potrei essere io mi induce a pensare di non provarci più. Purtroppo questa è la dura realtà della società che va a rotoli.

Giuseppina Cuccia