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Shutter Island

Boston, anni ‘50. Teddy Daniels e il suo collega Chuck, agenti federali, vengono mandati nell’ospedale psichiatrico di Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di uno dei suoi pazienti, Rachel Solando, pericolosa psicopatica. In questo luogo ameno e misterioso, i fantasmi che inseguono Teddy da anni si risvegliano e lui capisce ben presto che in quell’ospedale si nascondono oscuri segreti che hanno a che fare con esperimenti sulla psiche umana…

Il grande regista Martin Scorsese torna al cinema con un horror- thriller interpretato da Leonardo Di Caprio, Michelle Williams e Mark Ruffalo. Con nomi di questo calibro le premesse per un gran bel film c’erano tutte: e invece la visione delude. Non tanto per motivi puramente artistici o tecnici: perché ogni minimo dettaglio nella fotografia e nella scenografia, che all’inizio possono essere giudicati quasi dozzinali, è fortemente voluto; ma piuttosto per la storia, a tratti alquanto prevedibile. La trama non è tra le più originali, e tratta il tema della pazzia e del dolore nel modo in cui è stato già affrontato in passato in diverse pellicole. Basta un po’ più di attenzione ai segni disseminati lungo tutto il film per capire da che parte si sta andando. Shutter Island è piacevole ma  non certo indimenticabile. Ciò nonostante le atmosfere intrise di sospetto e i personaggi creati da Scorsese sono inquietanti, i brividi e un pizzico di angoscia non mancano e, ancora una volta, il labile confine tra follia e normalità spinge a chiedersi: ci si può davvero fidare della propria mente e dei propri ricordi? Si possono davvero sconfiggere le proprie paure per riuscire ad andare avanti? Scorsese propone delle risposte. Tocca a noi giudicare se sono quelle giuste.

Mariangela Celiberti