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Slow food on film festival

Un festival per cinema e sapori è possibile e succede a Bologna, terra di tortellini. Obiettivo degli organizzatori è quello di creare una nuova consapevolezza critica riguardo biodiversità e cultura alimentare. Un patrimonio da salvare, la recherche delle tradizioni e dei sapori di una volta, ma soprattutto una scommessa per il futuro. Altro che arca di Noè surgelata per semi nelle Svalbard. L’inizio è in grande stile. Il ritorno al Documentario di Ermanno Olmi, il cineasta contadino, con Terra Madre. Il primo amore non si scorda mai. Sala gremita per questo film diviso in due unità, una più informativo-didascalica e una più poetica, affidata a Franco Piavoli, poeta dell’orto. Piaceri della tavola e del buon vino, lirismo bucolico dei campi ed osteria. Dentro e fuori le sale con strutture satellite nei quali il vino e il cibo tradizionale e biologico fanno da protagonisti. La rivincita dell’economia di scala, insomma. Dentro la sala serie tv, documentari, corti, ma soprattutto i protagonisti dei film come per il simpatico Focaccia Blues (Nico Cisarola, Italia 2009), apologo della sfida al mercato globalizzato. Gustorama puro: mangiare focaccia in sala a fine film. Il trionfo del gusto continua al Mambo tempio dell’arte moderna e contemporanea in città. Dopo il piatto nel film, il film nel piatto. Avanguardie culinarie degne del migliore Greenaway con degustazione delle pietanze prima contemplate solo con gli occhi. Mastica lentamente per assaporarne il gusto. Ed è questa l’idea di base del festival. Il programma non è a rotta di collo come le classiche maratone da jeune cinèphile, tuttavia per niente scarno. Premio una chiocciola d’oro per 5 categorie: Beat food feature, Docs competition e Docs competition under 35′, Shorts competition e Best Tv Series. Nell’ordine: Pranzo di Ferragosto (Gianni di Gregorio, Italia 2008), Food Inc. (Robert Kenner, Usa 2008), Imàdsàg (Preghiera, Sandor Mohi, Ungheria 2007); Salt in The Scars (Segui di sale di Fiorella Castanotto, Svizzera 2008), Thè Noir (Te nero, Serge Elissalde Francia 2007), Report di Milena Gabanelli. Pellicole che spesso vivono solo nei festival per poi sparire. Meraviglie della distribuzione. Ma qui vincono un po’ tutti. È un festival senza smoking e tappeto rosso, ma con tovaglia a quadri e bavaglia. Come una festa in famiglia, come la domenica a pranzo. Si parla con gli autori, con gli attori. Il record di Verne e dei suoi 80 giorni per girare il mondo viene superato. Il tempo di un bicchiere, di un assaggio. E il viaggio più bello è verso l’Alaska di Bristol Bay: Red Gold (Travis Rummel, Ben Knight, USA 2008). Come i Salmoni, una regressione alle madri, alla terra, alla natura primordiale di fronte alla minaccia ambientale di nuove miniere d’oro. Capire la vera ricchezza e difenderla. Come Slow Food e Terra Madre cercano di fare da anni.

Luca Colnaghi