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“Still” di Giacomo Piussi

Giacomo Piussi, artista friulano, nato a Udine nel 1967, espone le proprie opere pittoriche, fino al 28 giugno 2009, alla mostra “STILL” allestita al Centro per le Arti Visive “Visionario” di Udine. L’artista, che vive e lavora a Firenze, ha al suo attivo mostre a Siena, Forlì, Firenze, Bari, Milano, Roma e Parigi e ha collaborato a numerose collettive a Lisbona e Amsterdam. Quella del “Visionario” è la prima mostra nella sua città natale, tutta dedicata alla pittura, benché Piussi si sia dedicato anche ad altre tecniche e materiali, dalla scultura su bronzo ai bassorilievi in pietra e terracotta, ai murales. L’artista si esprime, a livello pittorico, attraverso un linguaggio figurativo fatto di forme elementari come quelle che, durante il medioevo (prima dell’anno 1000), sopperivano al diffuso analfabetismo. La rappresentazione di una persona, accostata ad un particolare oggetto o animale, o nell’atto di compiere un certa azione, comportava che al personaggio venissero attribuiti un nome e un ruolo. Piussi impiega il nesso (persona-oggetto-animale-azione) “attualizzandolo”, usando, a tal fine, certa pubblicità degli anni ’30 e la pop art.  La scelta dei soggetti non è predeterminata; l’artista, spesso, si basa su  un insieme  di temi utilizzati nella pittura profana dalla fine del ‘700 in poi, dimostrando, però, di prediligere i temi della rappresentazione borghese della fine dell’800: scene campestri, di toilette o persone in interni. Piussi, tramite tali scelte, intende sviluppare o cambiare il contesto, guardando in modo diverso  la storia originale, attualizzando i soggetti e aggiornandone la lingua. Aspetto originale della mostra è che alle grandi tele esposte (Spiaggia, Spaghetti, Vita nella giungla, Donna su divano e Tre donne e cane) fanno da pendant  cinque riproduzioni su carta di un “critico in erba”; un bambino, di dieci anni, Niccolò Mancusi, al quale l’autore ha mostrato, in anteprima, le opere, “addestrandolo” a riprodurle. L’idea di coinvolgere il bambino in questa esperienza, cercando di fargli “commentare” le immagini, è nata dal desiderio di indagare l’esperienza estetica basilare, priva di sovrastrutture culturali, tipica dell’infanzia. Il commento, inizialmente, concepito come verbale è divenuto, poi,  visivo, in quanto  l’immagine rappresenta, per il bambino, la risposta, istintivamente, più immediata. A Niccolò è stato chiesto di ricreare le opere, prendendo spunto dalla tela mentre la osservava o, semplicemente,  riproducendola a memoria. L’artista, attraverso tale metodo, rinnova i suoi soggetti facendo loro assumere un significato ed una vita nuovi. Il lavoro di Piussi viene, così, “rivisto” con uno sguardo fresco e genuino; declinato, scomposto e ricomposto, rappresentato con altre parole e forme.

Irene Stumpo