Strade bollenti
Il sole è già alto nel cielo e a Catania il caldo si fa sentire. Piazza Borsellino, meglio nota come “piazza Alcalà”, è affollata di persone che aspettano l’autobus: studenti, lavoratori fuori sede, abitanti dei quartieri-dormitorio venuti in città per fare un po’ di spesa alla pescheria o alla “fera ‘o luni”. E ci sono anche loro, belle ragazze nere, forse nigeriane, capelli ricci, qualcuna con vistose cicatrici sul viso. Sono in gruppo, ridono, mostrano i loro denti bianchi, fanno caciara attorno alla gente e, appena arriva l’autobus che aspettano, cominciano ad agitarsi, a chiamarsi l’un l’altra e ad accalcarsi. Di solito salgono sul pullman Catania – Militello perché è quello che le porterà al loro posto di lavoro: la SS 385 conosciuta come la Catania – Caltagirone. Nemmeno sull’autobus cessa la loro nervosa allegria e spesso l’autista le ammonisce intimandogli di stare zitte; allora, come bambine maliziose, si scambiano occhiate birichine e abbassano il tono della voce mettendosi una mano vicino la bocca. Appena arrivano nei paraggi del loro “ufficio” si alzano, vanno vicino la portiera e l’autista capisce subito: scendono e di colpo la loro rumorosità esplode mentre i commenti, a bassa voce, dei passeggeri non possono più raggiungerle. Tra campi di ortaggi, campagne dismesse, vicino la discarica oppure tra piccoli cumuli di spazzatura, tra cespugli ombrosi o sotto il sole cocente le trovi lì, dalla mattina fino al tramonto. In inverno si riscaldano con dei legnetti bruciati in un vecchio bidone consunto e in estate invece esibiscono un colorato ombrello. Caldo o freddo sono sempre quasi nude e le magliette sono ormai ridotte a minimali reggiseno. Le accomuna la paura di non essere notate dagli automobilisti e per questo stanno spesso in piedi, lungo il ciglio della strada, rischiando ogni giorno di essere investite dai grossi tir che transitano in quella zona o da guidatori non troppo prudenti. La clientela ormai sa dove andare per trovarle e ce n’è per tutti i gusti: grasse, magre, alte, piccole, giovanissime e già mature, tutte truccate in modo vistoso con colori sgargianti. Arrivano in volo nei Paesi dell’Est Europa dalla Costa d’Avorio per poi entrare in Italia da Trieste o Ventimiglia e da lì, vengono distribuite su tutto il territorio. Molte sanno quale destino le aspetta e vedono la prostituzione come un lavoro, una cosa che devono fare. Armate di una buona dose di rassegnazione, sanno che dovranno rischiare la vita tutti i giorni: aggressioni, rapine e botte sono sempre in agguato ad attenderle. Chi manovra la vita di queste donne sfortunate? Le maman con i loro riti voodoo? O la mafia nigeriana? E la mafia siciliana che ruolo ha in tutto questo? Purtroppo le ragazze non parlano volentieri e quasi mai dicono la verità. Tutte però hanno un sogno: cambiare vita, come succede nei film oppure andare via. Purtroppo però molte spariscono nel nulla, dimenticate e forse ammazzate.
Giuseppina Cuccia