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Tagli alle università: sessioni d’esame notturne per protesta

Il disegno di legge Gelmini è un dramma per le università italiane. C’è il rischio che a settembre i corsi non riprendano”. Il grido d’allarme è lanciato dai docenti e dai ricercatori dell’Università degli Studi del Sannio che dal 17 giugno sono in stato d’agitazione in seguito al DDL sulla riforma universitaria, presentato in Senato. L’assemblea dei docenti è decisa più che mai e come prima azione dimostrativa ha scelto di bloccare le sessioni d’esame e le sedute di laurea per oltre quindici giorni. Lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, e in particolare gli studenti, sui tagli di oltre un milione di euro, sullo sviluppo dei contratti a tempo determinato e sull’abbassamento delle retribuzioni previste dallo stesso disegno di legge. Una protesta che ha colto nel segno visto che da subito gli studenti si sono schierati a fianco dei docenti, organizzando assemblee e promuovendo incontri con Rettore e Sindaco. Ma l’agitazione non si è fermata qui. I docenti infatti sono andati oltre, interrompendo parzialmente il blocco degli esami: dal 1 luglio le sessioni d’esame si terranno in orario notturno e in luoghi pubblici. È questa la clamorosa decisione emersa a margine dell’assemblea con la conferenza dei presidi delle diverse facoltà sannite: “Onde non penalizzare oltre gli studenti, questa assemblea sospende temporaneamente con effetto immediato il blocco degli esami e decide, allo scopo di mantenere alto il livello di comunicazione con l’esterno, di tenere sedute di esami in orario notturno ed in luoghi aperti al pubblico”. Una scelta, dunque, messa in atto per cercare di non penalizzare ulteriormente gli studenti, ma che serve comunque a portare avanti la mobilitazione contro la Finanziaria che declassa il ruolo dei ricercatori delle università italiane. Si andrà avanti e se il disegno di legge dovesse essere approvato, il rischio è che da ottobre i docenti decidano di proclamare lo sciopero bianco.

Massimiliano Mogavero