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Thailandia, oltre il paradiso

Paradiso e inferno possono convivere, possono essere più vicini di quanto si pensi. In Thailandia questo paradossale abbinamento esiste. Sulle brochure delle agenzie di viaggio le foto ritraggono sole, mare cristallino, palme, spiagge bianche da tintarella e templi da favola. Niente di più vero, la Thailandia è così. A parte qualche acquazzone che fa aumentare improvvisamente l’umidità rendendo l’aria irrespirabile, il mare è davvero limpido, da cartolina. Le colline di Phuket regalano scorci da fotografare, ogni giorno c’è un angolo di paradiso da scoprire. Le tonalità di verde sono così tante che nessun pittore le saprebbe riproporre sulla sua tavolozza. Sulle alture dell’isola maggiore si ergono monumenti di Buddha e templi che sembrano disegnati a mano, tanto sono definiti e contrastanti gli abbinamenti di bianco oro e rosso. Ma i colori sono protagonisti innominati di questa terra che ogni sera propone lo spettacolo più semplice e al contempo meraviglioso che la natura può offrire: il tramonto, con le sue tinte calde che si rincorrono per almeno trenta minuti. Una vacanza da sogno. Ma la vita non è una vacanza e questa è la Thailandia che rimane nel cuore del turista di passaggio, di chi in realtà di quella terra non sa niente, non vi è nato e non vi ha vissuto. Accanto a tanta bellezza, infatti, accanto al paradiso naturale e agli alberghi di lusso, la vita dei thailandesi prosegue nella normale povertà di tutti i giorni. Persone accomodanti, cordiali, con un sorriso permanente sulle labbra che risulta credibile solo a chi non vuole vedere tutta la tristezza della loro vita in una terra che potrebbe dare [1]molto e che invece regala loro solo povertà e spesso umiliazione. Sembrano serene perfino le bambine di quindici-sedici anni che vengono “affittate” per le loro prestazioni per ore o giorni da signori occidentali. Sorrisi improvvisati, a nessuno piace una compagnia malinconica, sorrisi costruiti per guadagnare qualche soldo in più. Impressionante l’accostamento del vero paradiso naturale con l’inferno mascherato da divertimento dello sfruttamento sessuale delle adolescenti o la povertà delle capanne diroccate appena fuori dall’albergo si lusso. Incredibile che alcuni turisti vivano questa situazione come qualcosa di normale. Incredibile che alcuni di loro riescano a portare a casa solo il ricordo del mare e del sole, senza avere impressa nel cuore almeno un’immagine di quei bambini che giocano in strada o di quelle ragazzine che camminano per mano a signorotti occidentali di cinquant’anni. Incredibile, ma possibile. La povertà della Thailandia è “contenuta” dalle persone che ne soffrono, si manifesta solo in superficie ma non nei loro comportamenti. Non chiedono elemosina, non chiedono mance, sono umili nella loro miseria, come se il loro peso non potesse essere sopportato dai turisti. Ecco perché da parte di questi ultimi non ci sono troppi ricordi negativi legati alle loro vacanze. Niente deve turbare la loro quiete, i thailandesi questo, consciamente o inconsciamente lo sanno.

Erika Becchi