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Tra il moderno e l’antico. Il delitto è servito

Negli ultimi tempi è sotto gli occhi di tutti come l’attenzione per la cronaca nera abbia occupato copiosamente le pagine dei giornali e gli schermi delle trasmissioni televisive, tanto da un punto di vista informativo quanto con una funzione di puro intrattenimento mediatico. Dal delitto di Perugia al ‘mistero’ di Garlasco, con l’ausilio del particolare truculento che ben si adatta a ogni tipo di violenza alla stregua di una moderna etica narrativa, l’omicidio è entrato di peso nelle nostre case come elemento quotidiano del vivere, dove le Amande e le Meredith sono conoscenti al pari delle vicine di pianerottolo. Al sorgere del 2008 sovente sono ancora le donne le vittime ‘sacrificali’ più numerose, in un mondo che avrebbe già dovuto apprendere una lezione di tolleranza, coraggio ed equità. Protagonista spesso privilegiata all’interno della riflessione umana, orientata al maschile da secoli di trasmissione culturale androcentrica, in parallelo all’emancipazione personale e professionale la donna subisce ancora lo smacco della limitazione alla propria libertà intellettuale e di movimento: la ribellione all’amico di turno, un no al marito, un abbandono d’amore, la fuga da una condizione imposta d’inferiorità. Un luogo comune professa che “al giorno d’oggi sono aumentati i delitti, frutto della perdita dei valori, della cattiva televisione, della clandestinità e così via”. Io invece mi dissocio e affermo che non è lievitato il numero né sono mutati i valori quanto piuttosto le convenzioni, intese come norme sociali di vita collettiva. Caduto il tabù, abbiamo squarciato il velo sottile della rappresentazione, ovvero la maniera in cui mostrare la morte e la sventura. Compito del tragediografo era donare visibilità all’impensabile e rendere tangibile la violenza al fine di comprenderne la scelleratezza; se Eschilo, Sofocle ed Euripide sapevano stimolare gli animi dando forma al proibito, Vespa, Mentana e Cocuzza non riescono e non possono accollarsi la medesima responsabilità. Le Medee e le Clitemnestre sono casi unici di portata universale, emblemi di condotte e deviazioni…non hanno eredi, non possiedono fan-club, non fondano blog, eppure rimangono scolpiti nel mito. La nostra esasperazione per le madri assassine, le vittime innocenti e gli orchi rabbiosi non è altro che un atteggiamento su ciò che non bisognerebbe argomentare. Stiamo peccando di hybris, della tracotanza tanto condannata dagli antichi…oltre il limite e al di là della misura. Che Zeus ce la mandi buona.

Alice Briscese Coletti