Pubblicato il: 1 Agosto, 2008

L’uomo di vetro

Tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Parlagreco, “L’uomo di vetro” porta sul grande schermo le vicende della vita di Leonardo Vitale, primo pentito di mafia tra il ’72 ed il ‘73. Leo è un giovane apparentemente tranquillo. Ha una vita che sembrerebbe normale: coltiva amicizie, vive una relazione sentimentale. Il suo passato però nasconde ombre e tracce di gesti delittuosi compiuti quasi inconsapevolmente che iniziano pian piano a venir fuori dal suo inconscio. Tutto inizia quando Leo prestando la propria auto ad un conoscente finisce per essere indirettamente coinvolto in un sequestro di persona e viene incarcerato per 43 giorni in una cella d’isolamento. In carcere la sua personalità poco per volta viene minata dalle dure condizioni di vita sommate ai postumi della sifilide contratta precedentemente. Leo rompe quasi inconsapevolmente il muro di omertà ed inizia a collaborare con la Giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni vengono arrestate in quegli anni una trentina di persone, compreso lo zio Titta che lo aveva introdotto alla vita di Cosa Nostra. Ma il suo equilibrio psichico instabile lo porta spesso a compiere gesti inconsueti e per questo viene ritenuto pazzo e rinchiuso in una clinica psichiatrica. La sua vita è in pericolo ma la mafia preferisce tenerlo vivo da pazzo: chi crederebbe alle dichiarazioni di un pazzo? Ucciderlo avrebbe indirettamente affermato la veridicità di quelle dichiarazioni. Il processo condannò Leonardo Vitale ad 11 anni di reclusione in un manicomio criminale per due omicidi e l’assoluzione per tutti gli altri coinvolti nelle dichiarazioni. Nel 1984 terminò di scontare la pena e pochi mesi dopo la mafia lo uccise con alcuni colpi di pistola.

L’Uomo di Vetro è un viaggio attraverso la vita psicologica di un uomo disperato e coscientemente delirante che scopre la vita vera nel momento in cui riesce a liberarsi, anche sapendo di andare incontro alla morte. David Coco offre una convincente e talvolta commovente interpretazione del personaggio Vitale, mostrando i suoi dissidi interiori esternati anche attraverso il suo autolesionismo. Il regista Stefano Incerti ci mostra sapientemente una realtà claustrofobica ed ossessionante di un personaggio stretto nella morsa di uno Stato scettico e corrotto e della mafia che ne controlla la vita.

Diego Bonomo

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