Pubblicato il: 10 Febbraio, 2009

Valzer con Bashir : viaggio nella memoria

valzer-con-bashir-orizzontale“La memoria serve a dimenticare” – recita lo storico paradosso di Pierre Chanoux. Dimenticare, rimuovere, oscurare ciò che è inconcepibile, irraccontabile. E ricordare solo il resto. Questo, spesso, il dramma psicologico di chi sperimenta un trauma così atroce da non sopportare il confronto con la Ragione. Valzer con Bashir, straordinario lavoro cinematografico del regista israeliano Ari Folman, rimette in discussione i problemi legati alla memoria e al passato, affrontandoli da una prospettiva del tutto innovativa. Una “storia della Storia” raccontata da soldati israeliani attraverso la ricostruzione quasi onirica di un passato fatto di paure, dolori e ferite mai guarite. Testimoni dei massacri di migliaia di civili palestinesi, perpetrati da milizie cristiane libanesi, nel settembre 1982,  nei campi profughi di Sabra e Chatila ( aree controllate dallo stato ebraico ), compagni d’armi d’un tempo decidono di mettere insieme i “pezzi di memoria” sparsi e confusi per farne patrimonio condiviso. Nasce così il mosaico di ricordi tormentati e frammentari di chi – costretto, insieme al regista, a “ballare il suo Valzer” tra i proiettili dell’arma nemica e i manifesti dell’appena ucciso presidente cristiano Bashir Gehamel – della guerra, ha saputo cogliere le disarmanti atrocità. Un film terapia, che chiude il cerchio con il passato, rimettendo in discussione il presente. Una terapia dinamica che si snoda attraverso i viaggi di persone diverse, ma accomunate da un passato che vive nell’inconscio, da drammi rimossi, eppure sempre presenti. Un film che cura le ferite dell’anima, offrendo l’opportunità di recuperare una memoria scomoda e che mostra – per una volta –  il lato tollerante di Israele.

Ardita ma sapiente, contrariamente alle apparenze, è la scelta di raccontare attraverso immagini e personaggi totalmente animati, decisiva per rispondere alle esigenze dei temi trattati: il sogno, il subconscio, il ricordo, la perdita della memoria, le allucinazioni, la gioventù perduta. Un’animazione scarna ma efficace, completata dalle poche immagini autentiche dei massacri, che contestualizzano il film, lasciando al pubblico quel sapore così amaro che solo l’ esperienza di un crimine di guerra può dare. Applaudito allo scorso Festival di Cannes, ottenuta la nomination di “Miglior film straniero” agli Oscar e la vittoria al Golden Globe, il film è indirettamente diventato icona di condanna del conflitto in medio-oriente, dei massacri ingiustificati di migliaia di civili e di tutte le guerre in generale. Così, con una pellicola di sconvolgente attualità, Ari Folman mette in guardia dal pericolo di dimenticare ciò che di più crudele è stato. E spiega: “A Sabra e Chatila morirono tremila persone: lo spettatore ha il dovere di saperlo. Se all’ uscita dalle sale anche solo un paio di persone sentiranno l’esigenza di andare su Google a documentarsi, io ho già ottenuto il mio scopo”. Sabra e Chatila: un tragico episodio come mille altri nella Storia. Drammi che il dovere morale vieta di dimenticare. Perché quello che è stato non accada mai più.

Francesca Licitra

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