Pubblicato il: 31 Luglio, 2017

1904 – La fine di un ciclo – I^ parte

Premessa

La settima edizione del campionato di calcio italiano si contraddistinse per alcune importanti novità: in primo luogo l’organizzazione dei club partecipanti volta ad assicurarsi un parco giocatori  abbondante e sempre disponibile, in secondo luogo l’ennesimo calo del numero di partecipanti che si assesterà nelle cinque unità per via della defezione, giunta all’ultimo momento, dell’Audace Torino che aveva preso parte alle due precedenti edizioni e che si sciolse prima dell’inizio del torneo del 1904. Il settimo campionato è da ricordare, inoltre, per il sesto trionfo targato Genoa, un trionfo che tuttavia chiuderà definitivamente uno dei cicli più vincenti della storia del calcio.

Ancora più calcio

Nonostante il numero delle partecipanti al campionato fosse sceso nuovamente, tornado ai livelli delle prime edizioni, il calcio in Italia si stava diffondendo rapidamente. Gli entusiasmi verso questo sport, che ben presto sarebbe diventato “nazionale” per eccellenza, erano manifesti ovunque: sin dalla fine del XIX secolo, grazie alla popolarità raggiunta in Inghilterra, si erano diffusi giochi che ne rappresentavano i momenti salienti e permettevano a chiunque di divertirsi in compagnia senza bisogno di uscire di casa o in luoghi stretti. Questi giochi rappresentarono gli antenati del subbuteo e del calcio “balilla”. Oggetti di ogni tipo e colore: da semplici pupazzi a vere e proprie riproduzioni di giocatori di football rappresentati nelle loro azioni tipiche. Porte, tabelloni segna punti, tappetini oppure tavole con disegnato sopra un campo da gioco. In un’epoca che “sperimentava” il gioco del calcio in tutte le sue forme, questo tipo di mercato stava prendendo piede e rappresentava la colonna portante del moderno merchandising. Meccanismi ancora rudimentali che permettevano un contatto diretto con il neonato sport e che facevano sentire i fan di tutto il mondo più vicini al calcio, in tempi lontanissimi dall’epoca dell’elettronica e dei videogame che ormai ai giorni nostri raccontano in modo più o meno realistico le gesta dei nostri sportivi. Nel corso degli anni furono allestite diverse mostre dove è stato possibile visionare questi oggetti d’antiquariato e altro ancora sulla storia del football. Tra le più imponenti sono da ricordare: la mostra sui “Domini del calcio” che si svolse a Roma durante i mondiali di calcio del 1990 (edizione italiana) e tra le più recenti vi è quella ancora in esposizione a Genova, presso il Museo Galata dal titolo “Football. L’età dei pionieri 1898-1908“.

Squadre riserve e primavera

Gli anni passano e non basta di certo pensare al “glorioso” passato o alle gesta dei propri campioni per assicurarsi la lungimiranza e un ciclo che duri negli anni. Questo le società calcistiche, dell’epoca pionieristica, lo sapevano bene tanto è che sin dai primi tempi hanno cercato di raccogliere consensi tramite associazioni sportive, incontri nelle scuole oppure sfruttando le vecchie società di scherma e ginnastica già presenti da anni sul territorio nazionale. Fu però il 1904 a segnare l’inizio di una nuova epoca nella storia del football. Le società crearono un vero e proprio campionato “alternativo” per quei giocatori che non trovarono spazio tra i titolari. Un campionato per le riserve, insomma. Fu chiamato torneo di “promozione” e fece parte di un processo di ringiovanimento delle strutture calcistiche e di uno sguardo importante verso il futuro. Le società oltre a crearsi un bacino di risorse umane da poter spendere nella propria attività sportiva creano delle strutture volte ad accogliere nuovi iscritti e soprattutto cominciarono a creare e a curare il settore giovanile. Fu proprio in questo periodo che venne introdotto il concetto di squadra “Primavera” per designare i giovani elementi che venivano iniziati e lanciati nel mondo del calcio. Questi accorgimenti portarono a nuove frontiere e all’allargamento notevole di consensi che permisero al nuovo sport, da lì in avanti,  di scandire la propria espansione nel tempo fino a diventare lo sport più popolare del mondo.

Girolamo Ferlito

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