1913-14 Casale sul trono del quadrilatero piemontese
Tutti si aspettavano l’ennesimo titolo della Pro Vercelli ma a farsi prepotentemente largo fu un’altra squadra piemontese che si era affacciata da poco, con ottimi risultati, alla Massima serie del campionato italiano: il Casale.
Il campionato del 1913 registrò l’iscrizione record di circa 47 squadre che furono suddivise in 6 gironi. Tre di questi furono rappresentati da squadre del Nord: girone ligure-piemontese, lombardo e veneto-emiliano. Per il Centro-Sud i gironi furono: toscano, laziale e campano. Il torneo rappresentò una vetrina importante per molti club di provincia, per alcuni un’unica storica partecipazione, e furono proprio i club “minori” ad entrare di diritto nella storia del calcio italiano. Si disputarono più di 300 partite e una serie di eliminatorie estenuanti che portarono alla definizione di due gironi finali, uno con le squadre del Nord e l’altro con quelle del Centro-Sud. Era un’epoca in cui le “cosiddette” provinciali dettavano legge grazie al fatto che il denaro non aveva peso specifico nella corsa al titolo. Questo era dovuto al fatto che il dilettantismo rappresentava la bandiera di uno sport sempre più praticato e vi era un atteggiamento aspro e riluttante nei confronti del professionismo, nonostante, durante l’arco di questi campionati, ante e dopoguerra, le posizioni di membri dello staff e di giocatori di alcune società restarono poco chiare, tanto da scatenare violenti polemiche. La Pro Vercelli forte di un gioco assai tecnico che applicava “il Metodo” (noto anche come la doppia “W”), aveva dominato la fine del XIX secolo e la prima metà degli anni ’10 e fu la prima società a scommettere sui giovani, creando, forse, il primo vero e proprio vivaio della storia del calcio italiano. Sfornò giocatori che, nel corso degli anni, rappresenteranno un patrimonio per l’intera Nazione. Dai gironi eliminatori del Nord uscirono le 6 contendenti che si giocarono l’unico posto disponibile per accedere alla finalissima, che si disputò in luglio, mentre dalle eliminatorie del Centro-Sud uscirono le migliori 3 società che si giocarono un unico posto in un ulteriore girone a eliminazione. La novità del torneo di Prima Categoria 1913-1914 fu rappresentata dalla decisione della F.I.G.C. di far disputare la finalissima in due partite (andata e ritorno), in modo da non agevolare, geograficamente parlando, nessuna delle due società finaliste.
Il trionfo del Nero a Stella
La squadra, di Casale Monferrato fu per sempre ricordata, dagli appassionati di calcio, per la singolare tenuta che i giocatori indossavano durante gli incontri: una maglia completamente nera (a parte il colletto, una striscia centrale e le estremità dei polsi, che erano bianchi) con una grossa stella bianca tatuata sul lato sinistro del petto. Le “casacche bianche” di Vercelli, nel girone ligure-piemontese, caddero sotto i colpi di un rinato Genoa e dei “cugini” del Casale e non riuscirono neanche a superare la fase eliminatoria. In verità considerando solo gli scontri diretti fu il Genoa a marcare la propria supremazia, avendo rimediato uno 0-0 a Vercelli e una vittoria di misura (1-0) sul proprio campo. Il Casale, come giovane partecipante, ebbe il merito di bloccare sullo 0-0, in casa, la Vercelli ma venne sconfitta 2-0 in campo nemico. Fu a causa di questi pareggi e della sconfitta con il Genoa (probabilmente anche il pareggio con il neonato Torino fu decisivo) che la Pro Vercelli si classificò terza (seconda se si considera il pari merito tra Casale e Genoa) a un punto di distacco dai grifoni e dai i nero stellati, e fu eliminata. A esaltare l’impresa della squadra di Monferrato fu proprio il girone finale dove i nero stellati liquidarono nel doppio confronto il Genoa e vinsero quasi tutti gli incontri conquistando l’unica finale della propria fulminea e intensa ascesa verso l’Olimpo del calcio nazionale. Le uniche due sconfitte patite dal Casale furono quella per 0-1 in casa di una ritrovata Juventus, che si era fatta largo nel girone lombardo, e quella per 0-2, a tavolino, in casa del Vicenza, volutamente snobbata dai piemontesi per via della matematica certezza di aver vinto il girone finale. La classifica finale vide pertanto il Casale primo a 16 punti (a due lunghezze dal Genoa) e ultimo il Verona (qualificato insieme al Vicenza nel girone veneto-emiliano) che ebbe il triste primato di ottenere zero punti. Nel girone lombardo, oltre alla Juventus, aveva ottenuto la qualificazione l’Internazionale. La doppia finale, come già accennato, si disputò in luglio. In un doppio confronto, a distanza di una settimana, la Casale sconfisse sonoramente la Lazio alla sua seconda finale consecutiva. Nei due incontri per la conquista dello scudetto non ci fu storia e grazie a un complessivo risultato di 9 a 1 i nero stellati si fregiarono, per la prima e unica volta, dell’alloro nazionale. Fu un’impresa eccezionale se si considera il fatto che il Casale non riuscì più a conquistare una finale e fu travolto dalla riorganizzazione della Federazione, a partire dagli anni venti, che relegò, definitivamente, la società nei meandri del regionalismo.
Venti di guerra
A spezzare l’idillio che il calcio aveva creato attorno a se e la spasmodica attesa che nel primo decennio del 1900 questo sport procurava a migliaia di appassionati furono gli eventi che seguirono quel tragico 26 giugno 1914. A Sarajevo, durante una parata, vennero assassinati l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede del trono d’Austria e la moglie, la contessa Maria Chotek per mano di uno studente, facente parte del movimento indipendentista, Gravil Princip (in seguito condannato all’ergastolo e non a morte per via del fatto che il ragazzo era minorenne). In verità la storia dell’attentato fu molto singolare visto che l’agguato in un primo momento fallì. Durante il passaggio in auto, per le vie di Sarajevo, ci fu un primo agguato, fallito anch’esso, che vide un uomo scagliare una bomba a mano contro la coppia reale, esplosa a poca distanza, che causò il ferimento dell’aiutante reale. Questo primo attentato fece scattare l’allarme e l’auto dei reali fu trasportata di corsa al Municipio dove l’Arciduca incontrò il sindaco. Princip, visto l’epilogo dei fatti, decise di desistere e si avviò verso una locanda. Nel frattempo il convoglio di Ferdinando e della moglie, tornò indietro, fino all’altezza di Corso Voivoda, per recuperare l’aiutante che nel frattempo era stato medicato. A causa della folla, che si era radunata per salutare il passaggio dei reali, l’auto dovette procedere a passo d’uomo e Princip si ritrovò i due sotto tiro; esplose due di colpi di pistola colpendoli a morte. Fu il pretesto per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Classifica Nord
Si sono qualificate a questo girone le prime due classificate dei seguenti gironi: piemonte, lombardo-ligure e veneto-emiliano
Casale ……………………16 Pti (in finale)
Genoa…………………….14 Pti
Internazionale……………11 Pti
Juventus………………….10 Pti
Vicenza……………………..9 Pti
Hellas Verona……………..0 Pti
Classifica Sud (girone a eliminazione diretta)
Centro Sud
Vincenti gironi Toscana, Lazio e Campania
Spes Livorno – Lazio 0-3
Lazio – Spes Livorno 1-0
Lazio – Internazionale Napoli 8-0
Internazionale Napoli – Lazio 0-1
La Lazio accede alla finale scudetto
Finalissima (andata e ritorno)
Casale Monferrato, 5 luglio 1914
Casale – Lazio 7-1
Roma, 12 luglio 1914
Lazio – Casale 0-2
Squadra campione
Gallina (I), Maggiani, Scrivano, Rosa, Barbesino, Parodi;
Caire, Mattea, Gallina (II), Varese, Bertinotti.
Fonti
- Enciclopedia dello Sport – Treccani.
- Almanacco illustrato del calcio – Panini.
- Campioni & Campionato 90/91 – De Agostini.
- Calcio 1898-2007 Storia dello Sport che ha fatto L’Italia – J.Foot – Ed. Rizzoli Storica.
Girolamo Ferlito