A Catania è tempo di referendum
Una delibera attesa quindici anni. Tanti ne conta lo Statuto del Comune di Catania, varato nel Maggio del 1995. Il 25 Ottobre, con l’approvazione all’unanimità in Consiglio Comunale del “Regolamento sugli Istituti di Partecipazione e consultazione dei cittadini”, sono state definite le modalità per l’attuazione del titolo IV dello Statuto. I cittadini potranno chiedere udienza al Sindaco e all’assemblea cittadina, presentare Istanze, Petizioni, Proposte di legge e promuovere Referendum nel territorio comunale. Il Referendum potrà essere consultivo, abrogativo o propositivo. A indirlo sarà il Sindaco, previa valutazione di ammissibilità da parte di una Commissione Speciale. Potrà essere promosso da tre consigli di circoscrizione, con deliberazione a maggioranza assoluta dei componenti; dal Consiglio comunale, e dal tre per cento degli elettori aventi diritto al voto nelle elezioni comunali. L’iniziativa è partita un anno fa dal gruppo consiliare del PD. Sulla scorta delle iniziative del Comitato “Noi Decidiamo”, i democratici presentarono una proposta di delibera e una bozza di regolamento attuativo. L’Avvocatura comunale vi appose rilievi e, su questa base, i promotori presentarono emendamenti. Il testo è passato poi alle Commissioni Consiliari: l’VIII, Servizi Decentramento, presieduta da Letterio Daidone (PDL), quella Affari Generali diretta da Mario Bonica (MPA) e la Commissione Statuto, il cui presidente è Lanfranco Zappalà (PD). Il lavoro delle Commissioni ha infine prodotto un Emendamento di Sintesi, firmato dai capigruppo di tutti i partiti. Ciò ha permesso al provvedimento di ottenere l’unanimità, 35 “Sì” sui 35 consiglieri presenti. A guastare la soddisfazione di PD, PDL, MPA, PID e FLI sono giunti gli attacchi dell’opposizione: Nello Musumeci ha enumerato gli atti regolamentari approvati e mai attuati per problemi di Bilancio. L’art. 23 del Regolamento prevede “appositi capitoli di bilancio e l’impegno del fondo di riserva”. Basterà?
Enrico Sciuto