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A Serious Man

1967. Mid West. Larry Gopnik, professore di fisica, ha una vita travagliata e piena di problemi. Sua moglie vuole il divorzio consensuale per risposare nella fede un uomo più facoltoso e benestante di lui. Il fratello che vive con lui ha problemi, russa sul suo divano e resta giornate intere chiuso nel bagno e viene anche arrestato per gioco d’azzardo. Il figlio fuma spinelli, ascoltando i Jefferson Airplane in attesa del suo Bar mitzvah. La figlia pensa solo a lavare i capelli ed a rifarsi il naso. Il vicino di casa stile “marine” taglia sempre parte del suo giardino. La vicina di casa lo tenta prendendo il sole nuda in giardino. Un suo studente coreano tenta di corromperlo per avere la sufficienza e non perdere la borsa di studio, minacciando anche di denunciarlo per diffamazione. Per cercare di trovare la soluzione a tutto ciò e diventare un mensch, un uomo serio, Larry incontra diversi rabbini. La parola di Ashem potrà indicargli la giusta via.

Grottesco, ironico e triste allo stesso tempo. Questo è “A serious man”. È un umorismo tutto ebraico, poco avvezzo ai non ebrei, che, più che far sorridere, fa quasi venire da piangere. La storia disgraziata di questo uomo, alle prese con le sfighe della vita, non è per niente lineare: è raccontata dai fratelli Coen con un insieme di scene slegate tra di loro, episodi, in cui non è possibile trovare un apice. È una linea retta dall’inizio alla fine del film. Anzi, la linea si sta per alzare, sembra che l’evento focale possa accadere, ma compaiono i titoli di coda. La maggior parte del pubblico resterà di stucco, incredula. Stessa sensazione che si prova dopo la fine dell’introduzione al film (Cosa avrà voluto dire?). È difficile dare una definizione di questo film dei Coen. Chi si aspettava una pellicola dello stesso livello di “Non è un paese per vecchi” forse resterà deluso. O forse no. Certamente alcuni lo definiranno un fiasco ed altri un capolavoro.

Diego Bonomo