Pubblicato il: 18 Febbraio, 2009
Senza categoria | di Giusy Cuccia

A spasso tra le dune al chiaro di luna

delacroix_algiers“Unico testimone straniero in mezzo a tanti invasori”, secondo la celebre definizione che ne diede la scrittrice femminista algerina Assia Djebar, Eugene Delacroix seppe cogliere veramente l’anima tormentata dell’Algeria. Concessogli il permesso di visitare un harem, in Donne d’Algeri nei loro appartamenti (1834, olio su tela; 180 x 229. Louvre, Parigi) traspone sulla tela un piccolo poema d’interni dando luce e risalto a ciò che più lo aveva affascinato di quella terra: le stoffe, i colori, la sensualità, la magia da Mille e una notte.
Il suo nome in arabo, Al – Jaza’ir, deriva da quello della città di Algeri e fu utilizzato per la prima volta nel 1686. La sua etimologia però sembra essere legata sia all’arabo (Al- Jaza’ir “le isole”) che al berbero (Tiziri “chiaro di luna”). Secondo paese africano per grandezza, abitato già in epoca preistorica dai berberi, popolazione nomade, l’Algeria ha conosciuto nel VII secolo la conquista araba, la religione islamica e con essi le guerre intestine tra le due popolazioni. La situazione non è migliorata nel corso dei secoli a causa della colonizzazione francese che inflisse un colpo mortale al Paese, portandovi guerra, fame, distruzione, umiliazioni e torture. Una cicatrice profonda nel corpo di uno dei posti più belli dell’Africa sahariana. Solo progressivamente nel corso del Novecento, e non ancora del tutto, l’Algeria è riuscita a liberarsi dal giogo francese e nel frattempo sanguinosi attacchi terroristici, ad opera di Al – Qaeda e di altri gruppi di estremisti, ne hanno minato il pur fragile equilibrio raggiunto. L’Algeria di oggi è un paese con gravi problemi politici, dove il rispetto dei diritti umani è disatteso, non c’è vera libertà di parola e il potere è in mano ai militari che esercitano una velata dittatura. Tuttavia il cuore più profondo e misterioso dell’Algeria non è stato intaccato dalle sozzure delle guerre e ai coraggiosi turisti che decidono di recarvisi offre uno spettacolo fuori dal comune. Molto frequentata è la regione di Tamanrasset con il suo paesaggio quasi lunare, gli altopiani arenosi, i villaggi dalle tipiche case cubiche e le strade di sabbia. Più a nord troviamo invece l’altopiano di Tassili – n – Ajjer , eccezionale santuario archeologico che sorge dalla sabbia e deve la sua fama alle testimonianze di arte rupestre ivi rinvenute nel 1934. Nel nord – ovest primeggia il Grande Erg Occidentale con le sue immense dune, l’oasi di Timimoun e le case in stile sudanese, costruite in toub, un tipo di argilla rossa. E per i viaggiatori più impavidi sono da non perdere le città del nord con Algeri, la capitale celebre per la sua medina; Tlemcen, la città delle moschee descritta da Mohammed Dib nei suoi romanzi e Ghardaia famosa per le sue bellezze architettoniche. Ma le peculiarità di questa terra non finiscono qui: le numerose e affollatissime feste islamiche, tra cui l’Eid – al – Fitr che chiude il Ramadan; il ricco e variegato artigianato con in testa l’antica arte tessile berbera; l’ammaliante musica arabo – andalusa e una cucina fatta di aromi, spezie, profumi e couscous tutto condito con l’incomparabile ospitalità che solo un popolo che ha sofferto per secoli e ha visto la propria dignità calpestata può offrire.

Giuseppina Cuccia

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