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Abraham K. Biggs: “si spegne la web e anche la sua vita”

Il suo pseudonimo su Justin.tv, un sito di social network che permette di trasmettere on-line i propri video con telecamera o web cam, era “Feel like Ecstasy” (“Mi sento come l’ecstasy”). L’ecstasy è una metanfetamina dagli spiccati effetti stupefacenti; infatti chi ne fa uso crede di poter cambiare il proprio stato emozionale, provando una sensazione di euforia, pace e gioia totale. Ma si tratta di fugaci momenti di piacere che non risolvono il problema che sta alla base della persona. Infatti finito l’effetto tutto torna come prima: l’ostacolo da affrontare e lo stato di sconforto e malessere ricompaiono. E così, se da un lato il diciannovenne americano Abraham K.Biggs nel suo nickname diceva di sentirsi come l’ecstasy, dall’altro scriveva sul forum di sentirsi un fallito e addirittura di volersi uccidere, fornendo i dettagli precisi sulla quantità di medicinali che avrebbe assunto. Nessuno dei 1500 utenti contattati ha creduto alle sue parole; lo hanno addirittura sfidato e provocato, pensando che scherzasse. Ma lui faceva sul serio: dopo essersi collegato al sito, ha ingerito le pillole e si è sdraiato sul letto, con la schiena rivolta verso la web cam. Ed era ancora attiva quando i quattro poliziotti, allertati da uno “spettatore”, entravano nella stanza e gli sentivano il polso. E’ questa l’ultima immagine, poi il buio…si spegne la web e anche la vita di Abraham.

Dopo la tragedia, molti internauti hanno cancellato i loro messaggi offensivi dal web. “Ci dispiace che ciò sia avvenuto e rispettiamo la privacy della sua famiglia”, ha commentato l’amministratore delegato di Justin.tv, Michael Seibel, annunciando la rimozione del video dal sito. Un commento più esaustivo l’ha dato Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, docente di psichiatria dell’Università Gregoriana di Roma. “Il caso di Abraham rischia di essere solo uno dei casi di violenza annunciata e mostrata dalla rete. In futuro assisteremo sempre di più a questi episodi, perché oggi è proprio la rete a certificare la realtà delle cose. Per molti un avvenimento è successo davvero solo se è sul web: c è una confusione diffusa fra virtuale e reale. Non a caso i ragazzini mettono su YouTube i video delle violenze e delle aggressioni nei confronti dei coetanei, senza preoccuparsi di essere scoperti e puniti. Vogliono soprattutto essere visti”. Secondo lo specialista in futuro la situazione è destinata solo a peggiorare, anche perché il web,conclude, “ci dà la sensazione di essere l’unico ad accogliere le nostra grida d’aiuto, l’unico capace di ascoltarci, darci spazio e voce. Nel mondo reale tutti corrono ed è un’impresa trovare qualcuno disposto a fermarsi e a starci a sentire”.

Antonella Arena