L’altra Birmania
Le recenti cronache politiche hanno portato la nostra attenzione sulla Birmania, dove una repressiva giunta militare impedisce qualsiasi riforma democratica del paese.
Abbiamo constatato, con gli occhi lucidi e con il cuore colmo di ammirazione, il coraggio dei monaci buddisti, i quali hanno sfidato apertamente il potere chiedendo a gran voce che la nazione si avvii verso la democrazia. I loro appelli e le loro proteste sono rimasti inascoltati, anche se negli ultimi mesi sembra che si sia aperto almeno qualche spiraglio di dialogo. Come sempre avviene, l’opinione pubblica occidentale ha seguito le vicende birmane fintanto che i giornali e i mass media ne hanno parlato, ma in seguito è calato nuovamente il silenzio ed è venuta a mancare quella solidarietà internazionale che “i ribelli” birmani speravano di ottenere. La Birmania non fa già più parte delle nostre preoccupazioni, e tanto meno ci siamo presi la briga di indagare la cultura e le tradizioni di questo meraviglioso paese, cosa che se fatta ci avrebbe sicuramente avvicinato di più alla sua popolazione. Localizzata tra Bangladesh, Cina e Tailandia, la Birmania è il paese più vasto del Sud-Est asiatico; è divisa in due dall’Irrawaddy, fiume che sgorga dal Tibet e sfocia nell’Oceano Indiano, dopo un tragitto di 2000 km. Questo corso d’acqua, di fondamentale importanza per il paese, è il centro della coltura del riso su cui è da sempre basata l’economia birmana.
Colonia britannica dal 1886 al 1948, la Birmania conta al suo interno numerose etnie.
La popolazione ammonta a circa 43 milioni di persone, delle quali la grande maggioranza, circa il 75%, è composta da birmani ed il restante 25% è composto da diverse minoranze etniche (kayah, kacin, chin, shan). Cospicua è poi la presenza di immigrati cinesi, indiani, pakistani. Il 90% dei birmani è di religione buddista, nella sua versione “theravada”; una fede intensamente vissuta, che accompagna la vita dei birmani dalla nascita alla morte. In ogni villaggio tradizionale il monastero è il centro della vita culturale e i monaci sono rispettati e venerati anche dai laici.
La Birmania è ritenuta il paese “più buddista” del mondo. Tuttavia, il tipo di buddismo che vi viene praticato è particolarmente peculiare.
Esso è ancora intriso di elementi animisti tradizionali; la popolazione ha sempre posseduto un fervido sentimento religioso, al cui centro vi erano e vi sono tuttora i 37 “NAT”. Questi sono spiriti cattivi, che rendono la vita difficile a coloro i quali non li venerano con sufficiente devozione. Dunque i Birmani li onorano con offerte di fiori, soldi e cibo, che vengono disposti su speciali altari. In origine ad ogni villaggio corrispondeva un nat, così come ogni albero o semplice pezzo di terreno aveva il suo nat. C’era il nat del raccolto, quello della pioggia e quello del vento. Tali credenze sono profondamente radicate nell’anima birmana, ma si sono perfettamente sposate con la successiva introduzione della religione buddista. Per quanto riguarda altri aspetti culturali, possiamo dire che le rappresentazioni teatrali siano sicuramente collocate in posizione centrale; in occasione di ogni festa viene messo in scena un “pwe”(spettacolo teatrale). La musica birmana è sempre parte integrante di tali rappresentazioni: essa è originaria dell’antico Siam; tra gli strumenti musicali predominano le percussioni, ma sono molto diffusi anche arpe e flauti di bambù. Dopo il 1950, specialmente nei grandi centri abitati, si sono diffuse moltissimo anche le canzoni occidentali. La lingua ufficiale è il birmano, appartenente alla famiglia delle lingue sinotibetane, mentre l’inglese è parlato soltanto da alcuni anziani.
La Birmania è un paese straordinariamente complesso, ricco di usi e costumi molto particolari e affascinanti, meraviglioso dal punto di vista naturale e interessantissimo da quello culturale.
Speriamo che questo meraviglioso paese possa, un giorno, conoscere la democrazia.
Pierfrancesco Celentano
Ti va di parlarne?
Magari ci fai partecipi di questo tuo ricordo.
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Birmania…ne ho un ricordo incancellabile.
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Se ne parla troppo poco, il silenzio impera attorno a questo dramma, come per altri drammi che si svolgono nel mondo.
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