La tristezza dei palazzoni grigi e l’indifferenza della neve che cade incessantemente fanno da scenario alla vicenda che coinvolge alcuni personaggi un po’ squallidi e un po’ vittime, nella periferia di Belgrado. Anica (Anica Dobra) non ha saputo fare di meglio, per emanciparsi, che invischiarsi in una relazione poco soddisfacente con Milutin, piccolo boss locale; decide dunque di rubare i soldi al proprio compagno e scappare in Russia, sua terra natia. Milutin conosce le intenzioni della compagna ma la lascia fare, rassegnato e travagliato da altri grattacapi: gli scontri con la cosca rivale, le difficoltà finanziarie ma soprattutto il comportamento preoccupante della figlia Ivana, creatura eterea e fuori dal mondo: non parla quasi mai, guarda telefilm in spagnolo, sale sul cornicione del palazzo e canta quello che sarà il leitmotiv di tutto il film, “Besame Mucho”.

Stanislav (Vuk Kostic) è lo scagnozzo del boss, totalmente fuori luogo in questi panni: ragazzone ingenuo e sognatore, è segretamente innamorato di Anica e vorrebbe scappare con lei, trattenuto però dal senso dell’onore nei confronti di Milutin e dalla preoccupazione per la madre, mentalmente instabile.

In questo film di Stefan Arsenijevic non c’è spazio per l’allegria o per i colpi di scena: la malinconia avvinghia tutti i personaggi, il passato è simile al presente ed il futuro non sembra prospettare nulla di buono, la felicità fa capolino per alcuni brevi istanti, ovattata come i passi sulla neve. Ognuno ha quel che si merita perché il destino è avaro di premi inaspettati, il tempo sembra non scorrere mai perché tutti i personaggi sono cristallizzati nei propri ruoli. Dal punto di vista filmico risultano quindi azzeccatissime le inquadrature: primi e primissimi piani sui volti quasi inespressivi – paralizzati – degli attori, cui fanno da contrappunto le panoramiche mozzafiato della città con i suoi palazzoni tristi.

Ornella Balsamo