Pubblicato il: 8 Settembre, 2009

Bilbao meravigliao

bilbaoChiedo scusa per il titolo, ma è stato più forte di me. Indubbiamente affascinante. Un po’ ne sono convinto, un po’ lo dico con un velo di  ironia. Il problema è che quando arrivi in una città di medio – grandi dimensioni dopo una settimana o più lontano dai fasti urbani, il contatto è comunque traumatico. Non questa volta. In città si arriva sul vecchio lastricato che conduce dai sentieri sui promontori fino al centro città. Bilbao, attorno colline e poco spazio piano. Alla vecchia vocazione siderurgica celebrata nei tanti cantieri navali si sta andando sostituendo una sempre più forte spinta verso il turismo e i servizi culturali. Nel rispetto delle tradizioni, come sempre da queste parti. Un museo basco e uno d’arte ggiovine. In soldoni un colpo al cerchio e uno alla botte. Ecco che quindi il Museo Guggenheim, portagioie d’arte contemporanea, ha la forma di uno scafo di una nave. A fare la guardia a questo tesoro inestimabile un enorme cane di fiori, oggi simbolo della città. Il museo, imponente e in titanio, contiene opere uniche che candidano Bilbao all’aurea di città moderna e avveniristica. Il contraltare è l’animata e caratteristica zona del Casco Viejo, arteria non secondaria della città che si affaccia sul Golfo di Biscaglia. Spartiacque storico fu il fiume Nervion. Oltre al museo costruito da Frank O. Gehry nel 1997, il design contemporaneo trova massima espressione nell’Euskalduna Concert Hall, nelle opere di architetti visionari come Arata Isozaki e Cesar Pelli, nel ponte Zubizuri disegnato da Santiago Calatrava, di notte vero e proprio (arco di) trionfo luminoso. Il festival delle luci colorate, dell’acciaio, del vetro. Dall’altro lato la tradizione basca e il cattolicesimo radicato (o paventato)  tipico della Spagna. Cose che di primo acchito sembrano difficilmente rapportabili, ma che qui sembrano aver trovato una perfetta alchimia. La cattedrale di Santiago è la più imponente e ricorda ai pellegrini che decidono di percorrere la via che va da Irun alla Galizia la meta del loro andare. Quella della Begoña forse la più importante in città. Aspetto non da sottovalutare quando si decide di viaggiare i Paesi Baschi è la gastronomia, vero fiore all’occhiello. Le cugine locali delle tapas spagnole – qui come tutto hanno un nome in basco, diventando Pintxos – sono ben più elaborate e gustose. Pesce e carni alla brace. Siamo sul genuino pesante, classificabile sotto la voce cucina della nonna; ma la cosa simpatica è che – per mantenere il titolo di città dell’arte contemporanea – in alcuni posti riescono a servirti delle bombe caloriche in origine rustiche e semplici come delle sofisticate sculture, veri e propri guizzi di estro. Si ripartirà appesantiti, ma contenti, perché Bilbao è una città che sa rapire. E per digerire, basta far due passi lungo il fiume, nella zona vecchia, dove spesso la sera qualche chitarra solitaria intona Pello Joxepe o altre canzoni tradizionali. Forse sterotipo, forse trappola per turisti. Forse soltanto necessità di ricordare da dove si viene mentre si va.

Luca Colnaghi

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