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Boom di disturbi mentali tra i giovani

Negli ultimi anni, si è assistiti ad un vero e proprio “boom” delle malattie mentali: se negli anni ’60 un centro specializzato per la cura di queste patologie contava circa tra i 50 ed i 60 pazienti, oggi sono all’incirca 930. E a ciò si aggiunge che circa i due terzi di coloro che soffrono di questo tipo di disturbi non si cura e si nasconde per paura di essere etichettato come “pazzo” dalla società in cui vive.

La situazione risulta ancora più preoccupante se consideriamo che le vittime più frequenti di queste malattie sono i giovani ed i giovanissimi: bambini ed adolescenti, sempre più colpiti da disturbi assenti in passato ma sempre più presenti nel mondo di oggi quali depressione, attacchi di panico, ansia, agorafobia, claustrofobia, anoressia e bulimia.

Di fronte a questa emergenza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato il proprio allarme: serve più ricerca neurologica per poter fronteggiare questo problema dilagante. Se non si interviene in fretta, tra appena otto anni la popolazione globale dei giovani sarà altamente disturbata, e la depressione sarà divenuta la malattia più diffusa al mondo, seconda solo alle patologie cardiovascolari.

Chiaramente, di fronte ad un’emergenza di questo calibro, risulta spontaneo interrogarsi circa le cause che hanno portato i nostri giovani ad esporsi in questo modo a questa tipologia di malattie. La risposta è da ricercare all’interno della stessa società occidentale, in cui i disturbi mentali risultano essere una delle principali cause di invalidità e morte prematura: evidentemente i meccanismi che la governano non sono i più corretti per condurre una vita sana. La maggior imputata è la fretta: le giornate sembrano essere diventate sempre di più una serie di impegni incastrati tra di loro come i tasselli di un mosaico. Non c’è più una cultura della calma, tutto è frenetico e veloce: ma com’è possibile vivere una vita di corsa, con lo stress alle calcagna, e pretendere che la salute della nostra mente non ne soffra? Non a caso, secondo le prime indiscrezioni, il DSM V (il manuale utilizzato dagli specialisti di tutto il mondo e realizzato da un team di esperti in materia che classifica tutte le malattie mentali riconosciute), in uscita nella primavera del 2013, racchiude moltissime nuove patologie.

Chiaramente, poi, più malati è sinonimo anche di un più massiccio utilizzo di psicofarmaci, divenuti negli ultimi anni i medicinali più venduti al mondo: in Italia si è assistiti ad un aumento del 310%, ma anche ad un calo per quanto riguarda la psicoterapia. Ciò significa che non solo la società che vive nella fretta non ha capito i propri errori, ma li amplifica nel tentativo di curarli: nessuna terapia farmacologica può fare effetto se non è accompagnata da sedute con specialisti, e così si finisce solo per diventare dipendenti (a volte per tutta la vita) nei confronti di potenti medicinali pur rimanendo malati. Insomma, non è forse ora di rallentare i ritmi e cominciare a vivere bene?

Sara Servadei