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Carcere per truffa al telepass, sculacciate per omicidio colposo

La sentenza 34836 della Corte di Cassazione conferma la deliberazione del Tribunale di Monza, ribadita in seguito anche dalla Corte di Appello di Milano, per cui è reato penale, punibile con il carcere, accodarsi alle vetture munite di telepass (nell’apposita corsia riservata) per passare prima che la sbarra si richiuda ed evitare il pagamento del pedaggio. Il furbo automobilista è stato, infatti, condannato a sette mesi di reclusione e 400 euro di multa, oltre l’esborso per il risarcimento dei danni alla società Autostrade (1.050 euro) e l’ammenda per le spese processuali (1.000 euro).

Un segnale dell’amministrazione della giustizia al cittadino: “la legge è una cosa seria, la legge è severa“. Di fronte a tanto rigore, sembra ancora più assurdo dover constatare che, sempre nello stesso Paese, una persona che, trovandosi alla guida di un autoveicolo o motoveicolo, in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, provochi un incidente stradale cui consegua la morte od il ferimento di terze persone, risponda a titolo di colpa del proprio gesto. Niente carcere, quindi, perché la responsabilità si fonda su imprudenza oppure inosservanza di leggi e regolamenti, le conseguenze del comportamento scorretto non sono state né preventivate e né desiderate dal soggetto.

Il Parlamento italiano decisamente più coinvolto nel districare l’annoso problema della pubblicazione delle intercettazioni, che raramente riguardano il cittadino comune, non riesce a trovare una soluzione al problema. Allo stesso modo il Governo, nonostante l’incremento di episodi mortali soprattutto in coincidenza con le ferie estive, non ravvede un carattere di urgenza tale da promulgare un decreto legge in materia. Il sistema giudiziario si limita ad applicare le leggi che ci sono, in alcuni casi le inventa ma in altri è molto meno creativo. E il quarto potere spesso indugia, a volte parla e sempre rimane inascoltato.

Chiara Limiti