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Castrazione chimica

Ecco perché non funziona.

La castrazione chimica si fonda sull’utilizzo di farmaci a base di speciali ormoni antiandrogeni. Medicinali che, somministrati per anni in modo controllato, ottengono l’effetto di azzerare i livelli di testosterone. Si possono assumere sia per via sottocutanea che per via orale con le pillole e sono disponibili in diverse formulazioni, mensili o trimestrali, anche a lento rilascio. Ma se la ‘cura’ si interrompe, dopo un lasso di tempo che oscilla dai tre ai sei mesi l’effetto svanisce e il controllo biochimico su desiderio sessuale e impulsi non c’è più. Questi farmaci riducono sensibilmente il livello del testosterone tale da impedire l’erezione del pene. Dunque senza l’erezione non si può avere un rapporto sessuale. Oggi la castrazione chimica è applicata in vari Paesi, fra cui Stati Uniti, Canada, Svezia, Germania, e Gran Bretagna, talvolta come opzione volontaria. La condizione di castrazione chimica è mantenuta soltanto se si continua con la somministrazione dei farmaci e qui nasce il problema: non sono infatti previsti controlli per accertare se gli stupratori e i pedofili che hanno accettato il programma proseguono o no con la cura anti-libido. Pertanto esiste un modo per rendere inefficace la cura. Assumere farmaci a base di testosterone. Dato che non vi sono controlli o, se ci sono, non sono giornalieri, lo stupratore potrebbe riequilibrare il livello di ormoni presenti nel sangue semplicemente assumendo del testosterone in quantità tale da permettergli una erezione e, di conseguenza, continuare a commettere l’ennesima violenza sessuale. La castrazione chimica non è esattamente come si immaginava. Non è come la castrazione “vera e propria”. Purtroppo.

Caterina Tipa