Catania alzerai mai il culo dalla sedia?
Ahi serva Catania, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
Ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, in piazza Dante, presso l’ex Monastero dei Benedettini (sede universitaria di Catania), una studentessa di 34 anni, Laura Salafia, è stata accidentalmente coinvolta in una sparatoria che avrebbe dovuto colpire esclusivamente Maurizio Gravino, presunto mafioso di 40 anni. Attraverso un passaparola virtuale, soprattutto tramite Facebook, moltissimi studenti e non solo, si sono ritrovati ieri sera alle 20 e 30 in piazza Dante, per riprendersi la propria città e per solidarietà alla giovane Laura. Al megafono hanno parlato in tanti, i nomi non sono importanti: hanno dato voce ai sentimenti e ai pensieri di ogni persona presente. Se è potuto accadere un simile fatto, in pieno giorno, davanti ad una sede universitaria, accanto ad una caserma dei Carabinieri è vero che la nostra città appartiene a loro, appartiene alla mafia. I primi responsabili siamo noi cittadini, tutti. Noi che subiamo passivamente l’amministrazione degenerata della nostra città, noi che camminiamo a testa bassa e che giorno dopo giorno coltiviamo il nostro orticello senza guardarci intorno, senza vedere Catania sprofondare in un abisso di ignoranza, omertà e delinquenza. Qualcuno ha sfidato le persone in piazza ad esser unite, presenti e arrabbiate nei giorni a venire: l’indignazione della gente fa presto a sparire. Invece è ora di muoversi, è ora di fare qualcosa di concreto giorno dopo giorno e di essere vicini, perché la forza della mafia sta nella sua compattezza, nello stretto legame che ogni singolo membro ha con gli altri. Qualcun altro ha invitato i giovani, gli studenti, a trovare il tempo per far volontariato, per scendere in strada e salvare i bambini dei quartieri più a rischio: solo in questo modo si toglie manovalanza alla mafia, solo in questo modo si può combattere il nostro nemico. Sappiamo tutti che non ci sono più i vigili urbani e che la polizia non è efficiente perché nessuno paga gli straordinari alle forze dell’ordine; inoltre sappiamo anche che interi quartieri si sono svenduti, dando il proprio voto a chi ha promesso loro un lavoro o per molto meno, per qualche spicciolo. Sono queste le cause dei mali della nostra città. I catanesi devono quindi riprendersi la propria libertà, la propria dignità e Catania, che versa in gravissime condizioni. Dobbiamo ricordare che la mobilitazione non deve riguardare solo il caso di piazza Dante, ma anche gli altri simili episodi che si manifestano di giorno in giorno nelle zone più degradate della città. Non si può assistere indifferenti allo stupro di Catania. Purtroppo anche in un momento così drammatico e appassionato, c’è sempre qualcuno alla ricerca del proprio tornaconto pubblicitario: la Caritas Diocesana di Catania ha preso la parola soprattutto per promuovere se stessa e per di più ha aperto un manifesto pubblicitario che tutti i presenti hanno chiesto a gran voce di metter via. Il silenzio dei nostri politici regionali e nazionali è assordante. Allora l’unica cosa da fare è alzare il culo dalla sedia e muoversi, prendendoci per mano e collaborando insieme. Se è vero che ognuno ha quel che si merita, i cittadini di Catania meritano la città in cui vivono. L’animo dovrebbe ribellarsi a tanta umiliazione, dovrebbe esserci la rivoluzione e invece qui resta tutto uguale. Catania cosa aspetti?
Elena Minissale