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Catania, la Sicilia, l’alternativa: parla Luca Spataro

Dopo le primarie, viene il difficile per il Partito Democratico: confrontarsi con le piaghe catanesi. Ne parliamo con Luca Spataro, Segretario del Partito Democratico della Provincia Etnea.

C’è una crisi generale in Città?

Sì, quella catanese è ormai una crisi di sistema. Al degrado politico si aggiungono l’emergenza finanziaria del Comune e una crisi economica devastante per il tessuto produttivo. Serve ripensare i processi di sviluppo e rimettere in campo politiche di coordinamento tra istanze nazionali, regionali e locali. Ridare, soprattutto, un governo degno del nome a questa Città.

Tenterete di aggredire la questione finanziaria?

Chiediamo chiarezza. Negli ultimi quattro anni, le giunte di centrodestra hanno gestito l’emergenza occultandola, piuttosto che varando un piano di rientro e il riordino della spesa. La giunta Stancanelli non riduce la spesa strutturale e diminuisce quella ‘corrente’, necessaria a erogare i servizi pubblici. In Città, sono ormai evidenti il taglio e lo scadimento dei servizi sociali.

Cosa avrebbe dovuto fare l’Amministrazione comunale?

Modificare strutturalmente le voci di spesa. L’apparato amministrativo è elefantiaco; per giunta, si fanno scelte che accentuano l’inadeguatezza della burocrazia comunale. Si pensi al Comando dei Vigili Urbani, trasformato in un Corpo di ‘generali’ senza ‘esercito’.

Arriveranno i 140 milioni?

Bisognerebbe chiederlo a loro. In ogni caso, c’è un rilievo della Corte dei Conti che ne proibisce l’utilizzo per ripianare i disavanzi del 2003- 2004- 2005. Da questi ultimi sono trascorsi più di tre anni, dunque l’ordinamento degli Enti locali vieta l’operazione. Va da sé che non sarebbero bastati. Il Comune è tecnicamente in dissesto.

Si parla della dismissione di proprietà comunali…

Non c’è alcun piano razionale e trasparente. Si pensi ai terreni nei pressi dell’Aeroporto: la SAC li ha richiesti, ma non vengono ancora ceduti. Il PRG sarebbe uno strumento urbanistico importante che, se attivato, consentirebbe di realizzare un percorso finanziario virtuoso. Eppure, tutto è fermo.

Il Senatore Bianco sosteneva l’ipotesi di un commissariamento ‘lungo’, già prima delle elezioni. Se Stancanelli mollasse, ne riparlerete?

Un periodo di gestione straordinaria sarebbe utile anche per lavorare al rilancio. Catania rimane una delle province più dinamiche del Centro – Sud. Purtroppo, il suo tessuto produttivo non ha mai trovato nella politica un punto di riferimento. E’ mancata una politica capace di stimolare l’iniziativa privata, piuttosto che di imbrigliarla per il proprio tornaconto.

Che cosa fate per incalzare il governo Lombardo sulla crisi industriale?

Il PD ha messo in campo delle proposte all’Ars, ma il governo ha risposto picche.
Le risorse vengono impiegate altrove.

Pensate che sia urgente, come sostiene qualcuno, condurre la Sicilia a oltre il 5,6% del Pil nazionale?

E’ un dato complessivo, poco attento alle contraddizioni. La Sicilia ha, economicamente, una scarsa attrattiva: la percentuale degli Investimenti Diretti Esteri è pari allo 0,01%. Non si risolve con la politica degli incentivi, ma con riforme strutturali che rendano più efficienti la burocrazia e il sistema giudiziario. Qui l’economia si regge soprattutto sulla spesa pubblica, con oltre 200 mila persone stipendiate, direttamente o indirettamente, dalla Regione. Ciò ha sempre permesso ai governi di tenere assieme un blocco sociale ampio. Oggi la spesa fuori controllo non è più sostenibile, da qui le difficoltà del governo Lombardo.

Esiste un’alternativa?

La Sicilia ha bisogno di una Rivoluzione Liberale: liberare energie e risorse, trasferendole dallo Stato alla società, restituendo a essa protagonismo. La politica deve fare un passo indietro e riacquistare piuttosto una funzione di Governance. Questa è la sfida del Partito democratico in Sicilia. Per coglierla serviranno rigore morale e, soprattutto, capacità di coniugare, in questa idea di governo, iniziativa istituzionale e movimenti civici.

Enrico Sciuto