Cechov senza titolo
Si, perché Platonov è il titolo assegnato dai critici all’opera incompiuta di Cechov che è in scena al Teatro Stabile di Catania dal 17 al 22 novembre e che quindi non ha un vero e proprio titolo. Il testo dell’opera, sebbene incompiuto, è molto esteso e ricco di dialoghi, così che Nanni Garella e Nina Tchechovskaja hanno realizzato la versione italiana del dramma con un’ampia riduzione e adattamento drammaturgico. La rappresentazione è lunga ma non pesa, per quanto sia insopportabilmente vero, autentico e angosciante ciò che accade sul palco (si ride, ma è un riso amaro che non sdrammatizza). Lo spettacolo della decadenza dell’animo umano nato da un tormento e da un nulla feroci, si traducono in comportamenti esteriori ancor più tristi e grotteschi. Su quel palcoscenico ci sono tutti gli uomini: i figli di questo tempo, quelli dei tempi passati e di quelli che verranno, uomini che strisciano col ventre sul suolo, che sguazzano impotenti, disperati e svogliati nel fango che loro stessi hanno creato. Invischiati nella ragnatela della vita (che come dice Platonov fa sì che ci illudiamo giorno dopo giorno che esiste un “dopo”, un domani grazie al quale tutto si sistemerà e ognuno avrà la seconda occasione per raggiungere la felicità), si dibattono gementi e logori, molestandosi vicendevolmente. L’intero dramma è costellato da discorsi bassi e inutili, privi di amore e di profondità, tutti i personaggi, non solo Platonov, sono degli involucri vuoti incapaci di amare e di ricevere amore e si muovono spinti da bramosie contingenti e materiali, da interessi bassi e squallidi. Si assiste allo scempio della vita, al terrore sordo e istintivo della morte, all’insensato inseguimento di cose e persone che in quel momento, disponibili o irraggiungibili. La noia di cui tanto si lamentano a turno, è il vuoto che riempie le loro parole, i loro gesti, le loro azioni. Non c’è speranza per loro, gli spettatori li osservano come dei pesci in un acquario, senza nemmeno sospettare, forse, quanto siano simili a loro. È del tutto inutile tentare di tratteggiare una trama dello spettacolo, perché quel che è interessante è poter contemplare in sole due ore, al prezzo di un biglietto, la perfetta inutilità e la semplicistica logica dell’esistenza umana. Susanna Marcomeni, Rosario Lisma, Silvia Giulia Mendola, Claudio Saponi, Marco Cavicchioli, Franco Sangermano, Nanni Garella, Alessandro Haber, Pamela Giannasi, Linda Gennari, Matteo Alì e Vladimiro Cantaluppi ci presentano la decadenza nella Russia della Perestrojka, ma non solo: il sospetto che questa sia un’opera universale che non deve avere necessariamente un contesto di tempo e di luogo cresce ogni minuto nel buio della platea e la poltrona sembra sprofondare. Per chi fosse interessato, giovedì 9 novembre ’09 alle 12, al Coro di Notte, Monastero dei Benedettini, Nanni Garella, Alessandro Haber e Fernando Gioviale presenteranno lo spettacolo.
Elena Minissale