Pubblicato il: 18 Febbraio, 2009

Centri di aggregazione giovanile

immagine-centro-giovanile-gelaI giovani sono quelle piante in crescita che una volontà, umana o divina, ha seminato nel terreno, ora fertile, ora arido della vita. Non tutte le piantine riescono a crescere adeguatamente: il disagio sociale è una delle carte vincenti che le organizzazioni criminose detengono per ottenere il consenso di giovani a rischio. Al di là dei disagi economici esistono quelli dettati dal retro-cultura familiare: casi in cui dimostrare di essere “più forti” apre la strada ad un’accettazione in un gruppo, cosa di cui l’adolescente ha costantemente bisogno. Ma quando si sbaglia gruppo? Come si può intervenire per ridurre il rischio di caduta? Un esperto risponde alle nostre domande: Paolo Giannone, coordinatore del centro di aggregazione giovanile “Frate Sole” di Gela.

Quando e perché nasce il progetto “Frate Sole”?
“Il progetto nasce nel gennaio 2003, per dare ai minori del nostro quartiere la possibilità di impiegare in maniera costruttiva il loro tempo libero facendo in modo che lo passino il meno possibile in strada. Le sovvenzioni arrivano dal comune di Gela che annualmente fissa un budget per il tipo di progetto che il centro propone (che poi andrà a sviluppare nell’arco di un anno) in base al bacino d’utenza dei minori coinvolti. Il centro ha sede nella parrocchia dei frati Cappuccini”.

Quali attività vengono svolte nel centro per “occupare” i giovani?
“I progetti variano ogni anno. Rimane fisso il sostegno scolastico perché talvolta si ha a che fare con minori aventi problemi di rendimento scolastico Parallelamente, ci occupiamo del lato extra scolastico, come per esempio visite guidate sul territorio gelese volto alla conoscenza del proprio patrimonio paesaggistico e storico. Si tratta di progetti da cui nascono lavori concreti come l’opuscolo creato interamente dai nostri giovani: “dalle colonne alle torri” che mi sono occupato semplicemente di curare.”

A chi si rivolge il centro?
“Il centro di aggregazione è aperto a tutti i ragazzi senza distinzione di : “chi è a rischio” e “chi non lo è”. La relazione fra i due gruppi è interessante e i modi di reazione alle attività possono variare, infatti non è raro notare che i ragazzi cosiddetti “a rischio” siano più aggressivi e quindi vadano maggiormente seguiti.”

Nel centro non sono previste categorie quali psicologi, educatori o altre figure qualificate?
“No, essendo un centro di aggregazione giovanile e non specificamente per minori ad alto rischio di criminalità, siamo noi operatori parrocchiali che ci occupiamo di loro.”

Avete osservato cambiamento in minori con situazioni particolari di disagio?
“Come dico sempre: non ci sono ragazzi a rischio ma situazioni a rischio. Non possiamo pretendere che i ragazzi cambino repentinamente svolgendo attività nelle ore pomeridiane! La sfera sociale è coinvolta tutta: genitori, scuola e figure qualificate qualora fossero necessarie. Bisogna sperare che dall’interazione e collaborazione di queste forze si possa raggiungere il risultato agognato, ovvero quello di evitare che si ritrovino situazioni non consone”.

Grisiglione Graziella

Displaying 1 Commento
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  1. stefania ha detto:

    scusate ma non credo assolutamente a queste iniziative , semplicemente un modo per prendere in giro e prendersi in giro.
    Per molti anni ho lavorato presso i primi centri di aggregazione comunali finanziati dal ministero di grazia e giustizia ., nonostante vi lavorassero “figure professionali specializzate” , a mio avviso per niente specializzate, sono state esperienze puramente fallimentari e inutili , occorrono persone fortemente preparate e motivate, capaci di avviare significativi cambiamenti , queste persone qui a Gela …….non esistono …….

    e poi diciamolo chiaramente , dove c’e’ l’istituzione chiesa…… tutto un dire……..
    per niente fare……..

    continuate a discutere sui contesti sociali , inadeguati , sulle piantine…… bla bla bla bla bla .
    se tutto questo vi fa sentire importanti…………continuate pure ….e buona fortuna.

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