[Ciclo autori italiani] La grande abbuffata
Scritto e diretto da Marco Ferreri, con un cast eccezionale (Mastroianni, Tognazzi, Noiret, Piccoli), “La grande abbuffata” rappresenta senz’altro uno dei maggiori capolavori della cinematografia italiana (e non solo) di tutti i tempi, un’opera di straordinaria valenza artistica dalla cui visione – a modesto parere di chi scrive – non si può prescindere.
E’ la storia di quattro amici, ricchi borghesi annoiati e delusi dalla vita, che si riuniscono in una villa parigina con l’intento programmatico di rimpinzarsi di cibo e sesso fino alla morte. Impregnato di satira e malinconia, il film di Ferreri è una commedia nera (nerissima) che rivela il profondo pessimismo dell’autore nei confronti dello stile di vita decadente della borghesia occidentale basato sul consumismo e votato ad un’autodistruzione senza via d’uscita.
E’ un pessimismo – quello di Ferreri – assoluto, totale, ai limiti del nichilismo più cinico: i quattro protagonisti (chiamati con i nomi di battesimo degli attori) portano avanti – con consapevolezza e rassegnazione – un lugubre e allucinato rituale, dove paradossalmente il cibo non serve più a sopravvivere ma bensì a riempire quel vuoto esistenziale che soltanto la morte può sconfiggere. Tra rutti e flatulenze varie, tra battute comiche e situazioni grottesche, il suicidio gastronomico dei quattro procede inesorabilmente intrappolando la risata dello spettatore nella tragedia dell’evento.
A più di trent’anni dall’uscita di questo film, assuefatti (ahinoi) dalla volgarità – quella sì davvero scadente e banale – dei vari cinepanettoni o cinecocomeri che da anni imperversano nelle sale cinematografiche del nostro paese sminuendo e riducendo tutto ad una bizzarra caricatura, “La grande abbuffata” appare oggi un film quanto mai necessario, essenziale per riflettere sulla (nostra) vita e su una società che – proprio come i quattro protagonisti del film – celebra lentamente il proprio annientamento fisico e morale.
Aldo Nicodemi