Pubblicato il: 15 Aprile, 2010

[Ciclo cinema cittadini] Il cinema Moderno di Mascalucia

Non propriamente cinema di città, il cinema Moderno di Mascalucia si trova in via Lipani 38. Appare all’improvviso, silenzioso e magico. Rimango ad osservare la facciata dell’edificio e l’insegna: sembra di trovarsi di fronte al Nuovo Cinema Paradiso e, alzando lo sguardo, una tenda rossa rallegra la vetrata della cabina di proiezione del cinema, proprio simile a quella in cui lavorava Alfredo, nel film di Tornatore. Su un fianco dell’edificio c’è ancora l’antica biglietteria: anche se non è più utilizzata le due finestrelle stanno lì a rievocare immagini passate, quando la folla si accalcava fuori per comprare i biglietti. Sono molto fortunata e riesco a parlare con Francesco Gallina gestore del cinema e, Alfio Longo proprietario del cinema. Quest’ultimo mi racconta con entusiasmo la storia del cinema Moderno e mi accompagna nel giro di esplorazione in cabina e sul tetto. Alfio Longo ha trascorso tutta la sua infanzia e la sua gioventù in questo cinema e sin dall’età di otto anni era capace di lavorare in cabina, con i carboncini. Mentre parla, nei suoi occhi guizza una luce di entusiasmo che svela emozioni e ricordi  lontani e vicini al tempo stesso.

Racconta:Qui c’era un vigneto, era del mio bisnonno Giacomo Longo capomastro muratore che abitava in questa strada. Mio nonno, Nicola Longo anche lui capomastro muratore, insieme ad altri soci costruì il locale; era il 1928 quando mio padre, all’età di tre anni, pose la prima pietra. Era un periodo d’oro per il cinema, ne nascevano tantissimi ovunque. Nel 1930 il cinema Moderno venne inaugurato come sala adibita a cinema muto. All’inizio della guerra, nel 1940 circa, il cinema fu requisito dalle forze armate e diventò infermeria militare; il pianoforte che girava a corda, il proiettore a manovella, le sedie, ogni cosa scomparve perché i militari tolsero tutto. Alla fine della guerra, mio padre mi raccontava che il cinema era uno scempio, i debiti numerosi e il locale era tutto da ristrutturare. Mio nonno, avendo lavorato senza sosta ebbe la possibilità economica di risollevare le sorti del cinema. Così rilevò la società degli altri tre soci, che allora non avevano i liquidi necessari per  continuare. Alla fine degli anni ‘40, il Moderno riaprì come cinema sonoro. Seguirono gli anni ‘50, gli anni del trionfo: fiorivano arene e cinema in città e in periferia. Ogni comune aveva almeno un cinema. Qui in quegli anni si ricordano grandi titoli come “Catene” per cui la fila arrivava anche fuori dal cinema. Nel 1961 mio nonno moriva ed io nascevo. Mio padre aveva continuato l’attività delle costruzioni e si trovava in difficoltà organizzative, così diede il cinema in gestione ad un ragazzo che era “nato” qui (negli anni ’50 il cinema era gestito da ragazzini di quindici anni e, crescendo, uno di loro decise di restare) e che aveva lavorato in cabina appassionandosi molto presto. Ebbe in gestione il Moderno dal ’64 al ‘72. Mio padre, poco tempo dopo, acquistò le proprietà limitrofe e ingrandì il cinema. Lo fece allungare e allargare. Lasciò la parte iniziale dell’ingresso originale, così com’era, e la facciata, nello stile degli anni ‘30, per cui tutti notano la somiglianza con il Nuovo Cinema Paradiso. Diede ancora una volta il cinema in gestione fino al 1980. Dal 1976 cominciarono a moltiplicarsi come funghi le televisioni private. La Rai faceva canale 1 e 2 in bianco e nero a partire dalle 16 del pomeriggio. Inizialmente in televisione facevano solo due film a settimana, e dovevano essere film con una certa anzianità, poi all’improvviso, in tutte le città si diffusero le televisioni private. E queste, programmavano film dalla mattina alla notte. Per noi fu un colpo in pieno petto. Tutti i cinema della provincia di Catania furono duramente colpiti dalla novità, molte sale dovettero diventare a luci rosse per sopravvivere. Questa crisi durò due, tre anni. Molti cinema, così anche il Moderno, proiettavano film a luci rosse durante la settimana e il sabato e la domenica tenevano la normale programmazione, anche se il cinema era comunque segnato. Dopo un po’ di tempo noi non sopportammo più di vedere il locale, il nostro cinema, distrutto da un certo tipo di pubblico. Così riprendemmo la gestione del cinema. Era il 1980, io avevo finito le scuole superiori e quindi avevo il tempo e la possibilità di lavorare qui (facevo il proiezionista), così iniziammo la gestione familiare del cinema, cosa che facevano in molti in quel periodo particolarmente difficile. In qualche modo riuscimmo ad andare avanti, in quegli anni uscirono anche grandi film, ricordo Bolero che portò in sala un pubblico più selezionato. Presto arrivarono i terribili anni 1985 e ‘86 e fu la fine per tutti. Ormai le televisioni facevano guerra al cinema, in quel periodo le reti di Berlusconi erano in competizione con la Rai e tra loro facevano la gara a chi programmava i film più nuovi e recenti, rovinando il mercato dei cinema. Per la prima volta mandavano in onda i film dopo pochi mesi dall’uscita nelle sale. Noi esercenti eravamo completamente rovinati. Gli unici film che in quel periodo riempivano la sala erano quelli con Nino D’Angelo. Il pubblico non era selezionato, ma garantiva la sopravvivenza del cinema. Perché questi film trascinavano  anche il pubblico che mai frequentava il cinema (contadini e gente delle case popolari). Ma grazie a loro riempivo anche la tribuna in quei tempi di crisi terribile. Si andava avanti così, fino a che, nella seconda metà di quel decennio, la crisi si fece più feroce e colpì anche i più grandi esercenti di Catania, tra cui i Serrano che avevano venticinque cinema. Il Moderno chiuse i battenti dall’86 al ’91 e, a volte, per nostalgia io venivo qui e proiettavo qualche pellicola. Nel 1988, Pippo Baudo ebbe la geniale idea del “martedì a prezzo ridotto” e in effetti funzionò. Così nel 1991 il cinema Moderno riaprì le porte e gli anni ‘90 andarono abbastanza bene.  Gli unici problemi che avevo riguardavano la programmazione, infatti diventò difficile ottenere le pellicole. Il mio cinema, il Metropolitan di Trecastagni e il Centrale di San Giovanni La Punta dovevano aspettare che i film si esaurissero in città. Siccome il pubblico di Catania e della periferia era lo stesso, si tendeva a tenere il più a lungo possibile le pellicole nei cinema del centro. Per fare un esempio: i tre cinema appena citati, programmarono contemporaneamente Titanic quando ormai il film era uscito dalle sale nazionali.  Oggi il cinema va avanti non troppo bene. Ci sono film che funzionano e film che non funzionano. L’anno scorso con La matassa e Baaria abbiamo avuto non poche soddisfazioni. Per un attimo ho rivisto i vecchi tempi, quando il cinema era pieno. Adesso le multisala sono imbattibili. Il cinema Moderno ha delle sue potenzialità, ma restare qui è da eroi. Questa situazione non durerà, presto non avremo la forza di resistere alla competizione con le multisala. I ragazzi non vengono più.

Elena Minissale

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