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La classica truffa nigeriana e le sue varianti fatali

Truffe di tutti i colori: originali, pericolose e anche letali, provenienti da tutto il mondo.

Pronte a carpire la buonafede dei soggetti più deboli, quelli che credono ancora nelle favole, che cercano compagnia, che sognano il colpo grosso offerto da un estraneo qualunque, perché no, in un piatto d’argento. Cambia il mezzo ma non i pericoli. Così, una volta dovevamo stare attenti a cosa ci veniva proposto tramite telefono oppure con una raccomandata, per posta ordinaria a casa, come se non bastasse la pubblicità in TV. Oggi, le insidie maggiori provengono dalle chat-room, dai social network e soprattutto dalle mail. Non stiamo parlando di imbonitori, che vogliono appiopparci un set di pentole o qualche unguento miracoloso, neanche di “phishing [1]”, ma di vere e proprie organizzazioni criminali, costituite con l’unica intenzione di prosciugare i conti correnti e/o le fortune del malcapitato con un piano studiato a puntino, un raggiro che il più delle volte sfocia anche in tragedia. È questo il caso della tristemente nota “Truffa alla nigeriana” che ha mietuto vittime sin dalla prima metà degli anni ’90. È uno dei raggiri più pericolosi e subdoli mai concepiti dalla mente umana che si è modificato nel tempo, sfruttando ogni tipo di tecnologia messa a disposizione dal progresso e ogni crepa della psicologia umana. La truffa comincia con un contatto tramite posta elettronica (la variante vicina alla posta ordinaria degli anni ’90). Questa mail proviene da una persona che chiede aiuto, c’è il bisogno di sbloccare una grossa somma di denaro. Un’importante Banca della Costa d’Avorio o della Nigeria (da qui il nome della truffa), ha bloccato questo capitale (un lascito, una vincita, ecc.) per un cavillo burocratico e occorrono alcune migliaia di euro per accedere al conto. Il malcapitato, che non è così sprovveduto, inizia il colloquio e ottiene dei documenti assolutamente originali e completi in tutte le loro parti (compresi bolli e firme di funzionari) e comincia a fidarsi. Il problema è proprio questo: i documenti sono originali nelle fattezze ma si tratta in realtà di clamorosi falsi. Le richieste possono variare da 15.000€ fino a 40.000€ e possono susseguirsi in più trance, dettate dalle richieste sempre più impellenti del contatto ormai prossimo a ottenere lo sblocco del conto. Il truffato si ritrova ben presto, per usare un’espressione grezza ma efficace: “con una mano davanti e una di dietro”. Quella persona che lo ha contattato ha dato generalità fasulle e neppure i funzionari delle banche sono al corrente di questi movimenti. Troppo tardi sperare di recuperare quel denaro, i truffatori spesso e volentieri sono in capo al mondo, irreperibili. In taluni casi, perfino, la vita del truffato è stata messa in pericolo. Quando si tratta di gente che non può permettersi certe cifre, alla richiesta di un incontro fisico, l’organizzazione è stata capace di operare dei veri e propri sequestri di persona con tanto di richieste di riscatto. Rapimenti che hanno portato il malcapitato a trovarsi in zone impervie dell’Africa in mano a chissà chi. Ci sono stati dei casi in cui la persona raggirata ha perso la vita per aver reagito al furto o al tentativo di sequestro. Di recente questo tipo di truffa è diventata ancora più sofisticata. Un modus operandi che ha coinvolto famose video chat e social network come Skype [2] e Facebook [3]. Un incontro casuale con una donna conosciuta in chat. Mesi e mesi di manfrine e atti di persuasione intesi a carpire la fiducia della vittima fino a fare terra bruciata attorno al malcapitato. Al punto in cui si arriva, pian piano, a parlare della famigerata “somma di denaro bloccata in una banca africana” e magari una corposa eredità da condividere con il proprio amore telematico, come nelle più incredibili favole disneyane. Pertanto, occhio alla truffa! Basterebbe un pizzico di cinismo in più, qualche ricerca sul web e una sana dose di realismo. A volte porsi delle domande sul caso ha un peso determinante, non ci soffermiamo sulle apparenze.

Girolamo Ferlito