Pubblicato il: 3 Maggio, 2008

I colori di Marsiglia

Tarocchi di MarsigliaBreve sunto della vita dei Tarocchi e dei suoi colori

Partiamo dal destino del nome. Lo Zingarelli degli anni ’30, vocabolario della lingua italiana, descriveva i Tarocchi come carte illustrate senza colori o con colori opacizzati e ciò a cui si riferiva il volume, era dovuto probabilmente a ristampe di scarsa qualità e a pregiudizi che non tenevano conto della lezione antica dei mazzi miniati dal Bembo o dagli Zavattari, fatto comunque per i più oltremodo incomprensibile per l’arcaico compito d’istruzione popolare, materiale e spirituale degli stessi Tarocchi che dovevano avere grande presa e forza visiva immediata: ad esempio, le grotte d’Altamira e quelle di Lascaux, tra i primi casi di pittura rupestre che raffiguravano il Mito e le fasi della caccia e che sono le antenate di tutte le raffigurazioni simboliche, compresi quindi i Tarocchi e l’Arte in genere, univano il segno e l’incisione graffiata nella pietra al colore carico e ipnotico, poiché la visione trascendentale dell’evento reale imponeva agli artisti d’allora di accoppiare i colori alle forze naturali, sentite come presenze divine e come misteriose generatrici di vita e di morte, stimolando attraverso la percezione acuita l’inconscio della collettività.

D’altronde gli Elementi primordiali col colore si arricchivano dell’aura e si caratterizzavano; così, il Fuoco, la Terra, l’Aria e l’Acqua, pensati come pura energia, erano chiari ed evocativi per chi si soffermava con lo sguardo davanti a quelle grotte-museo; al contrario surreali erano le dimensioni delle figure ed i contrasti visivi tra i colori e le ombreggiature (che dovevano nel silenzio legare l’umano al divino), in questo contesto la psiche, ultima bussola, veniva stregata… Meno chiaro secoli dopo, era il significato del verbo volgare “taroccare” che serviva per definire sia chi si arrabbiava che chi ingannava con artifizi e questo etimo può trovare una spiegazione diretta nelle vicende alterne del gioco delle carte, passatempo simile a una briscola in voga nella cosiddetta buona società dal ‘400 in poi, che oltre all’abilità e alla Fortuna aveva visto la comparsa nella Storia dei primi bari e delle proibizioni, tra l’altro, i minori di vent’anni non potevano giocare con le carte e con i dadi (Casanova col suo ingegno filosofico, tre secoli dopo, era facile ai taroccamenti d’ogni tipo…); oggi conserviamo questo termine per riferirci a un oggetto, spesso meccanico, truccato cioè alterato nella sua potenza o nelle sue abituali prestazioni, i Tarocchi, in parole povere e moderne, renderebbero la visione della realtà più complessa e coinvolgente del normale perché accresciuta nell’essenzialità del suo valore.

Altri significati del vocabolo tarocco hanno un richiamo diretto alla bellezza, al pianeta Sole e alla natura: infatti, il tarocco era anche il modo con cui si chiamava una raffinata tecnica di lavorazione artistica a foglia d’oro che incideva o che imprimeva un disegno su di una sottile lamina d’oro e ancora oggi è il nome di una tipica arancia, frutto consacrato al Sole dall’interno rosso sangue, coltivata “in primis” in Sicilia, terra magica, crocevia delle dominazioni degli Arabi, dei Normanni e dei Greci, per arrivare infine, al fantasioso etimo egizio, sostenuto nel ‘700 dal francese Court de Gebelin e mai provato da chicchessia, della “via reale” e questa incertezza vale anche per la datazione e il luogo di nascita degli stessi Tarocchi che è oggetto di molte ipotesi, tutte affascinanti e spesso contraddittorie perché poco suffragate dai fatti(l’India e l’Arabia sono le madri più probabili); certo è che i Tarocchi simbolici, detti anche Tarocchi di Marsiglia in modo improprio, perché in realtà era Milano che li aveva ispirati ed esportati a Marsiglia dove si erano specializzati nel riprodurli con grande maestria e a costo inferiore, sempre a cavallo del ‘700, davano grande importanza alle raffigurazioni, ai segni, ai numeri, ai gesti illustrati e soprattutto ai colori. I 22 Arcani maggiori o i Trionfi, cioè le immagini del gioco che simboleggiavano gli eventi, le persone e gli incontri che determinavano le vittorie e le sconfitte nella partita della vita, dovevano, secondo la filosofia platonica che nutre la loro creazione visiva e la pittura alta, incarnare dei modelli eterni e immutabili, essere delle chiavi di lettura utili nell’attraversa-mento dei confini del tempo e dello spazio, offrendo alle persone ricettive e sapienti lo stimolo, il medium, per la divinazione e per l’illuminazione. Così le lame, parola ancora in uso, dalla radice latina che esprimeva la singola carta del mazzo, erano delle taglienti lamine che, alla stessa maniera dei coltelli di selce degli Aztechi, liberavano le energie sottili e profonde del Mistero, mostrando la verità nascosta sotto la superficie quotidiana con l’unico sacrificio richiesto dell’osservanza ripetitiva dei rituali, dell’affido alla sacralità del loro vaticinio e della concentrazione di chi partecipava alla lettura delle stesse, il tutto per travasare la razionalità nell’irrazionalità e viceversa. Analizziamo brevemente la collezione dei Tarocchi di Marsiglia, partendo dall’impressione prodotta dai colori di base degli stessi e dai loro significati esoterici (i colori, come insegna la fisica moderna, sono vibrazioni d’energia purissima che nelle differenze offrono più letture e stimoli, modificando il ritmo della risposta conoscitiva individuale).

Il Rosso: compare in tutte le carte ad eccezione della Ruota della Fortuna(X) che ha una logica esterna al mondo degli uomini e per questo è una tinta “popolare” che rappresenta l’istinto e la passione sanguigna in contrasto con la componente razionale dell’uomo; il rosso testimonia lo sforzo dell’agire e del libero arbitrio che permettono all’individuo di evolvere, sapendo rispettare se stesso e gli altri, assumendosi la responsabilità, a cose fatte, dei suoi comportamenti impulsivi. Ad esempio, l’Imperatore(IV), il Bagatto(I), il Carro(VII) e la Torre (XVI), attribuiti al Segno dell’Ariete e all’Elemento Fuoco, mostrano il rosso nei vestiti, nelle finiture, nelle colonnine, nelle finestre e nel fulmine, per evidenziare il mutamento come atto di vita: in queste carte, la stasi ha bisogno di una scossa salvifica o al contrario, la componente attiva della morale è necessaria per riportare il caos all’ordine.

Il Bianco: compare in sedici Tarocchi e simboleggia la purezza, le energie profonde dell’emotività e la capacità di esaltare le qualità e i difetti di una persona o di una situazione, visto che il bianco dal punto di vista fisico assimila l’insieme di tutte le radiazioni colorate emesse dal Sole. Ad esempio, il velo bianco della Papessa(II) e le pagine bianche del libro aperto sulle sue ginocchia, sono la dimostrazione che per essere sapienti e spirituali, bisogna donarsi senza pretendere qualcosa in cambio. La Papessa è in corrispondenza con il segno del Cancro, Elemento Acqua e significa femminilità, l’adeguarsi alle circostanze ambientali e talora l’eccessiva passività. Il Bianco da sempre si oppone al Nero, come si può vedere nel Tarocco della Morte: la razionalità si separa dalle emozioni e uccide la sensibilità o le pone dei confini.

Il Giallo: tinge tutti i Trionfi e li ossigena, perché è in corrispondenza con l’Elemento Aria, il suo potere è quello di rendere scattanti, espansivi, curiosi e al tempo stesso, bisognosi di auto- disciplina. La spiritualità del giallo è nei gesti e nelle parole che usiamo per comunicare la nostra interiorità. Ad esempio,gli Amanti(VI) e il Sole(XIX) corrispondenti al segno dei Gemelli, dimostrano che la luce dell’intelligenza, colorata di giallo che si diffonde intorno, è utile per illuminare l’amore e per cercare la libertà attraverso la ricerca della verità ma che richiede attenzione nei confronti dell’Altro e quindi, nessun egoismo.

Il Verde: lo troviamo in ventuno Tarocchi, è il colore della natura, dell’armonia corpo- mente e dell’impegno nel raggiungere le mete prefissate; la componente materiale dell’esistenza, corrispondente all’Elemento Terra, dà sicurezza ma solo quando è unita alla fantasia permette di ricercare la bellezza, di essere compassionevoli e di vivere nel rispetto della giustizia. Ad esempio, il Mondo (XXI) con l’erba ai piedi della fanciulla e parte della ghirlanda verdi, che insieme al Papa(V) e alle Stelle(XVII) è stato accostato al segno del Toro, testimonia che la vita e la conoscenza hanno bisogno di solidità per progredire e che la ciclicità appartiene sia alla dimensione materiale che a quella spirituale dell’esistenza.

Il Blu: compare in tutti gli Arcani e ha valore per tutti e quattro gli Elementi; è un colore che sazia l’occhio, che stimola l’accoglienza, la collaborazione, lo scambio intellettuale, la fedeltà, l’intuizione e la capacità di affermare la propria personalità senza subire troppo le pressioni esterne, sapendo immaginare ed essendo ricettivi agli impulsi vitali. Ad esempio, le vesti blu della Temperanza(XIV), dell’Imperatrice(III)e della Forza(XI), mostrano la capacità di assimilazione e di trasformazione della forza, mentre le acque della Luna(XVIII), delle Stelle(XVII)e lo sfondo blu, prome-teico, della Ruota della Fortuna(X)e del Diavolo(XV), ci dicono che il mondo cambia continuamente e che dobbiamo prendere atto dei bisogni che muovono i nostri passi, se vogliamo creare il nuovo senza dimenticare il vecchio, sapendo che solo la memoria ci preserva dalle illusioni.

E potremmo continuare ad approfondire ancora…
Si possono rileggere i colori del Mito e della Psiche con la finestra dell’intensità poetica:

L’appuntamento

Ti regalo la fantasia di un treno che si ferma
e poi riparte. Bianco.
Ti regalo la paura di morire
e la voglia di sopravvivere. Rosso.
Ti regalo il mare
e i merletti di una Venezia che si nasconde. Giallo.
Ti regalo i morsi d’amore di una donna
che ama un uomo desideroso di tenerezza. Verde.
Fanne quello che vuoi, Spirito della Terra.
E’ la vita che parla.
Io resto qui a guardare le luci di una nave
che si allontana come in un sogno. Blu.

(poesia di L. Sartini)

Luca Sartini

Displaying 2 Commenti
Have Your Say
  1. Redazione ha detto:

    Salve,
    a nome della Redazione e dell’autore la ringraziamo per i complimenti. Potrà pubblicare l’articolo liberamente le chiediamo solo la gentilezza di citare la fonte e di non modificarne il contenuto.

    Torni a trovarci,
    saluti.

    Segnala questo commento come inopportuno

  2. barbabarbis ha detto:

    molto bello l’articolo “i colori di marsiglia”
    E’ sicuro che prossimamente lo pubblichero su tarocchidea blog, sempre che non ci sia nulla in contrario. ciao e buona giornata da barbabarbis

    Segnala questo commento come inopportuno

Lascia un commento

Devi essere collegato to post comment.