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Come vedere la farfalla al di là dello scafandro

È questo l’obiettivo del libro “Un cuore di farfalla. Studi su disabilità fisica e stigma“, a cura di Rosalba Perrotta, presentato lo scorso 30 Marzo all’Aula Magna della facoltà di Scienze Politiche. L’intenzione di chi ha scritto e curato il volume è capire, e far capire, i meccanismi di percezione della disabilità, da parte di chi la vive in prima persona e di chi sta vicino a individui diversamente abili (familiari, medici, fisioterapisti). La dottoressa Perrotta ha spiegato innanzitutto come l’idea del titolo sia stata suggerita dalle parole di una ragazza, che ha affermato di sentirsi goffa come un elefante, ma con una farfalla nascosta dentro sè. Ha poi proseguito illustrando la struttura “flessibile” del libro, articolato in varie sezioni che possono essere lette in ordine sparso ed in base alle proprie competenze: non si tratta infatti di un volume rivolto soltanto agli specialisti del settore, ma anzi accessibile a tutti, in modo che il messaggio possa suscitare empatia e consapevolezza tra i lettori. Ed ecco che viene indagato lo stigma, l’automatica associazione d’idee “diversità = debolezza”, un pregiudizio causato dalle lenti deformanti del pregiudizio e del senso comune; perché la disabilità viene definita dalla società (infatti nel corso dei secoli questo concetto è mutato molto) e non c’è una correlazione tra disabilità e sofferenza. Il libro riporta quindi le testimonianze dirette di giovani diversamente abili, che spiegano in che modo percepiscono e vivono la propria condizione; dei loro familiari, che raccontano cosa significhi prendersi cura di un figlio “diverso” e quanto sia alto il pericolo di sviluppare una soffocante interdipendenza; dei medici e dei fisioterapisti, che spesso non sono capaci di comunicare nel modo corretto con i propri pazienti perché non è mai stato insegnato loro come fare; e infine, si occupa della percezione della disabilità da parte del mondo esterno: letteratura, fumetti, cinema. In questo senso, particolarmente significativa la proiezione, durante l’incontro, di alcune scene tratte dal film “Elephant man” di Lynch.

Ornella Balsamo