Conquistarsi la libertà
Di fronte all’entusiasmo dei cittadini albanesi è difficile poter pensare che l’indipendenza del Kosovo sia un fatto illegittimo o inopportuno.
La popolazione albanese di questo piccolo paese ha raggiunto negli ultimi anni il 90% del totale, mentre quella serba è attestata intorno al 6%.
Con una così cospicua preponderanza etnica, è sembrato del tutto legittimo il riconoscimento della nuova sovranità del Kosovo, fatti salvi ovviamente i diritti della minoranza serba ivi presente.
La comunità internazionale si è però spaccata.
La Russia, tradizionale alleato della Serbia, con la quale condivide interessi strategici ed una comune appartenenza all’anima slava, ha osteggiato in tutti i modi la proclamazione d’indipendenza kosovara, arrivando addirittura a minacciare l’uso della forza per ristabilire la sovranità serba. L’interferenza occidentale e soprattutto americana nelle questioni jugoslave sin dagli anni ’90, quando una Russia debole e appena uscita dal cataclisma provocato dal crollo del regime comunista non ha potuto fare altro che avallare a malincuore i bombardamenti Nato e le decisioni anglo-americane in materia, fa sì che al Cremlino l’appoggio occidentale all’indipendenza kosovara venga visto come l’ennesima sfida alla forza ritrovata di Mosca.
La Russia, poi, teme che l’indipendenza de facto ottenuta dagli albanesi kosovari possa scatenare una corsa secessionista al proprio interno, viste le ataviche tensioni presenti in alcune repubbliche della federazione, desiderose da tempo di una più ampia autonomia.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, agiscono per interesse o per spirito di solidarietà nei confronti della tenace battaglia degli albanesi kosovari?
Purtroppo, ci sembra che la prima risposta sia quella preponderante. Il Kosovo indipendente potrebbe diventare una sentinella filo-occidentale in terra slava, costituendo per gli americani una ghiotta occasione per fare affari e per aumentare il numero dei paesi nell’orbita della Casa Bianca.
Anche gli altri paesi agiscono guidati esclusivamente da questioni di opportunità politica.
Francia, Italia e Germania, per esempio, non avendo tensioni secessioniste al loro interno, non hanno avuto difficoltà a riconoscere il nuovo stato, mentre Spagna, Cipro e Cina, preoccupati dalla presenza di movimenti indipendentisti al loro interno, ritengono la proclamazione d’indipendenza kosovara non legittima dal punto di vista del diritto internazionale.
Proprio su questo terreno la questione sembra complicarsi, vista anche la scarsa volontà da parte di tutti di pervenire ad una conclusione obiettiva.
Si è parlato di diritto all’autodeterminazione dei popoli: il caso kosovaro, però, ha poco o nulla a che vedere con l’applicazione di tale principio. Infatti questo può essere invocato allorquando un popolo sia sottoposto a dominazione coloniale o razzista, ad occupatio bellica o il cui territorio venga occupato con la forza. Il diritto all’autodeterminazione poteva valere ai tempi del regime di Milosevic, ma non è configurabile nell’attuale situazione.
Nel caso kosovaro non vi è un diritto alla secessione giuridicamente rilevante dal punto di vista delle norme internazionali; tuttavia, un popolo, se ha la forza politica e militare per staccarsi da una nazione nella quale non s’identifica, può farlo in virtù del principio di effettività.
In base a tale principio il diritto internazionale è tenuto a riconoscere il distacco e la conseguente nascita di un nuovo stato, purché sovrano e indipendente.
Sarà sufficiente che il nuovo governo del Kosovo sia capace di fatto di esercitare in via esclusiva il potere d’imperio sulla comunità territoriale distaccatasi, nell’ambito di un ordinamento giuridico non derivato, non dipendente cioè dall’azione di stati terzi.
Solo in quest’ultimo caso la Serbia potrebbe appellarsi al diritto internazionale e ad una sua violazione; gli stati terzi hanno infatti l’obbligo di rispettare l’integrità territoriale dello stato che subisce la secessione.
Ma se, come sembra, la secessione del Kosovo è l’esclusivo risultato dell’azione autonoma degli albanesi kosovari, allora non vi è nessuna violazione del diritto internazionale.
In virtù di quanto detto finora, non ci resta che augurare buona fortuna a questo piccolo nuovo membro della comunità internazionale ed alla sua tenace popolazione.
Piefrancesco Celentano