Crisi del lavoro: la stremante ricerca
Gli esodati, gli scoraggiati, i disoccupati, i precari, gli stremati a fine mese, i giovani choosy: sono queste le più note categorie tra quelle che il mercato del lavoro italiano sta tagliando drammaticamente fuori. Le loro storie sono, oramai, tristemente famose: le vertiginose cifre delle vittime della crisi tappezzano le prime pagine dei giornali da mesi senza che le cose accennino a migliorare.
I dati parlano chiaro: il tasso di disoccupati continua a crescere in maniera esponenziale, e ad ottobre ha raggiunto il 12,5%. Su questi dati, poi, pesa anche la percentuale degli “scoraggiati”, ovvero tutti coloro che si sono arresi all’idea di poter trovare un lavoro dopo aver passato mesi e mesi a portare a spasso il loro curriculum vitae senza successo. In particolare, la crisi del lavoro si accanisce sui giovani: tra i 15 ed i 24 anni il tasso dei disoccupati è salito al 35,3%, ovvero il 7,4% in più rispetto al 2011. Attualmente sono 618mila i ragazzi che stanno cercando lavoro, e che, dopo aver affrontato la maturità o avere ottenuto una laurea, hanno trovato un mercato del lavoro ostile e non pronto ad accoglierli. Il ministro Fornero li chiama “choosy”, schizzinosi, ma si tratta per lo più di ragazzi disperati dalla ricerca senza risultati di un piccolo posto che dia loro di che vivere; oppure laureati che, dopo anni di studio, non vogliono arrendersi all’idea di poter trovare un impiego solo in ambiti per il quale non erano necessari tutti gli esami che hanno dovuto affrontare. Anche i precari sono in crescita: oggi in Italia sono 3 milioni, ovvero il valore più alto dal secondo trimestre del 1993. Essi possono considerarsi sicuramente più fortunati di chi il lavoro non lo ha proprio trovato, ma anche nel loro caso i progetti per il futuro devono essere rimandati: non c’è da meravigliarsi se oggi tanti giovani vengono definiti “bamboccioni”, poiché con la situazione di crisi in cui viviamo oggi non è affatto scontato riuscire a costruirsi una vita lontana dallo stipendio dei genitori. Del resto, nemmeno chi sembrava aver praticamente raggiunto la pensione se la passa meglio: buona parte dei quasi 300mila esodati che la nuova normativa sulle pensioni ha lasciato nel limbo tuttora non sanno quale destino gli è stato riservato e, soprattutto, come affrontarlo nell’attesa. Anche per loro il mercato del lavoro rimane chiuso: svantaggiati nella competizione da concorrenti più giovani e freschi, rimangono ai margini di una società che ha sbarrato loro tutte le porte ad un passo dalla vittoria.
A questo quadro si sommano, poi, tutti coloro che per un motivo o per l’altro a fine mese arrancano: famiglie che hanno acceso un mutuo per poter comprare casa, piccoli impresari che pregano che la loro azienda non fallisca, padri divorziati che faticano a rispettare gli accordi presi davanti ad un giudice. E, soprattutto, arranca sempre di più la speranza che tutto si risolverà per il meglio.
Sara Servadei