Cyberbullismo: quando il web uccide
È quasi 1 caso su 4: le stime di Eurispes e Telefono Azzurro parlano chiaro, e mostrano come il 23% degli adolescenti sia/sia stato vittima del cyberbullismo. Del resto le notizie circa i casi di suicidi causati da foto private rese note sui social network sono sempre più frequenti, e questo fa di questo problema una vera e propria piaga sociale tra i giovanissimi. L’età più critica in questo senso è quella delle scuole medie, ma dal momento che l’incontro con internet sembra avvenire in età sempre più precoce, ora la questione è divenuta tale anche alle scuole elementari. Combattere il cyberbullismo non è semplice anche a causa della molteplicità di avvenimenti definibili come tali: si va da un’email, un sms o un commento offensivi al furto del profilo sui social network, passando attraverso la pubblicazione di conversazioni private, i fotomontaggi e la creazione di pagine web mirate ad offendere qualcuno. Spesso tutto comincia con intenzioni non offensive, oppure non tanto cattive quanto risultano poi essere le loro conseguenze: il problema è che uno scherzo che di per sé vorrebbe essere solo un gioco in rete può trasformarsi in un passaparola letale per la vittima, che gli rende la vita impossibile. Il meccanismo stesso della conversazione online, infatti, rende eventi goliardici o scarsamente offensivi pubblici e visibili sempre, trasformandoli in vere e proprie persecuzioni.
Uno degli ultimi casi noti in questo senso è quello di Carolina Picchio, la quattordicenne novarese che nella notte tra il 4 ed il 5 gennaio di quest’anno si è tolta la vita. La causa del disperato gesto sembrerebbe proprio essere la pubblicazione sui social network del video in cui, durante una festa in cui aveva bevuto molto, veniva violentata da cinque ragazzi: a questo erano seguiti commenti di scherno ed insulti sul suo profilo di facebook, e probabilmente Carolina, già scossa a causa della violenza fisica subita, non ce l’ha più fatta a sopportare quel passaparola mediatico. Ora i suoi amici continuano a ricordarla con pagine in suo nome in quello stesso social network che l’ha uccisa, e dove qualcuno scrive: “Anche a me prendevano in giro, e lo fanno ancora, ma continuo a fare la forte e a resistere!”
Un altro caso recente piuttosto noto e per fortuna non altrettanto tragico è quello di Flora, la diciassettenne bolognese divenuta famosa per aver vinto un concorso che le ha permesso di incontrare il suo gruppo musicale preferito. Questo ha scatenato l’invidia di tutte le altre fan, che hanno risposto riempiendola di insulti su tutti i social network e accusandola di essere raccomandata: da mesi riceve messaggi che vanno al di là dei minuti trascorsi con la band in questione, e che sono vere e proprie offese personali. “Adesso ho paura ad andare ai concerti, mi minacciano e sono migliaia. […] È tutta invidia e rabbia” ha detto al proposito la ragazza in un’intervista, ed ha poi aggiunto: “Sta diventando una situazione molto pesante”.
Sara Servadei