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Dalla materia all’immaterialità: il digitale

Dalla materia all’immaterialità. In principio era il negativo, adesso il file.  Potrebbe iniziare così una breve storia della trasformazione tecnologica che ha letteralmente rivoluzionato i sistemi di trattamento delle immagini, dando alla fotografia una straordinaria opportunità in più. L’occhio del fotografo ora è dovunque. Da qualsiasi luogo può restituire il suo sguardo e in tempo reale. Ma con l’avvento del digitale si è creata anche una nuova realtà: il tempo è come sospeso, non esiste più lo spazio, non esiste più carta, non c’è più materia; tutto è solo un file. Questa vera rivoluzione, avvenuta in modo silenzioso, giorno per giorno, con il consolidarsi lento ma inesorabile delle grandi trasformazioni epocali, ha cambiato radicalmente i linguaggi dei giornali, in particolare dei quotidiani; più spazio alle immagini, una grafica che trova nell’uso della fotografia l’elemento centrale della composizione gerarchico-estetica delle notizie, una presenza sui fatti di cronaca dell’ultima ora e l’uso massiccio del colore. Così, anche in Italia, i principali quotidiani hanno trovato nel colore un elemento funzionale per la creazione di uno stato di emotività e, al tempo stesso, un valore fondante per la rappresentazione del reale. Ma c’è qualcosa di più. Oggi, basta un semplice programma di elaborazione d’immagine per modificare il senso di qualsiasi fotografia. Ed è proprio quello che spesso accade. L’immagine, nel momento stesso in cui entra nel sistema mediatico, perde una sua identità e comincia a far parte di un sistema complesso di linguaggi, contribuendo così a costruire l’identità visiva del giornale. La manipolazione sulle immagini ha il fine di ricostruire il senso, di fornire un diverso modello di realtà. Questi fenomeni di manipolazione si presentano ai lettori nei modi più disparati, quasi sempre senza fini politico-ideologici, in modo discreto, impercettibile. La manipolazione sui file digitali rappresenta la creazione di una realtà parallela, destinata a diventare una nuova dimensione del reale. La fotografia assume così una nuova identità per essere frantumata, decontestualizzata, al servizio di un messaggio completamente controllato dal giornale.

Irene Stumpo