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Desaparecidos: figli sottratti

C’è una storia che si tramanda in Argentina da diversi anni, di lacrime, di lotta. Ci sono delle donne dentro questa storia, disperate, sfinite, divorate dalla sofferenza. Ci sono dei fantasmi dentro questa storia, di figli scomparsi, seviziati, uccisi. Poi c’è il dolore accorato, trascinato, su un foulard bianco indossato da queste donne negli instancabili giorni di una lotta che non ha fine. Storia che ci è nota, di cui conosciamo i tragici e inumani risvolti. Storia che è cominciata il 24 marzo del 1976, e che ha infangato l’Argentina fino al 1983, periodo in cui una feroce dittatura ha messo in ginocchio l’intero paese. Bimbi nati in modo barbaro, il cui destino ha posto sulla loro pelle un torchio inestinguibile che ancora oggi ne macchia la memoria; “desaparecidos“, che gridano ancora nelle menti dei loro genitori, in un terrificante concerto di strida infernali, e il loro ricordo riapre la ferita insanabile, nei loro cari, del momento in cui se li sono visti strappare per ordine del generale Videla. E’ un dolore costante, che viene interamente ripercorso tutti i giovedì in Plaza de Mayo.

C’è un’altra storia che si racconta, che si svolge in Italia. Ci sono dei genitori in questa storia, che vogliono sapere, avere risposte. Ci sono i loro figli, quelli rapiti all’estero (ma anche in Italia) in violazione di provvedimenti giudiziari italiani o quelli che perdono il contatto con un genitore perché i Tribunali per Minorenni permettono troppo facilmente l’espatrio di un figlio. Ci sono i genitori che speranzosi pubblicano annunci a pagamento su giornali stranieri per tentare di fare arrivare un loro messaggio ai figli di cui non hanno più notizie.

Anche in Italia si può parlare di “desaparecidos“, cioè di ‘figli sottratti‘, trattenuti , si può parlare di una storia in cui ci sono oltre 300 casi irrisolti. Il Ministro degli Esteri e le Ambasciate italiane osservano immobili tutto ciò e tra Segreti di Stato e incompetenze varie nell’affrontare le autorità di stati che spesso favoriscono l’illecito rapimento di un figlio, le sentenze giudiziarie italiane non riescono ad evitare queste ingiustizie. Si è tentata un’iniziativa che si unisce a quella delle madri di Plaza de Mayo: una volta al mese molti genitori di figli rapiti si ritrovano a Buenos Aires, sperando che durante le manifestazioni le istituzioni italiane trovino il coraggio di risolvere i casi pendenti ed evitare che si dilaghi questo dolore.
Ci sentiamo un po’ strani dopo aver ascoltato queste due storie, non proferiamo parola e restiamo chiusi in un temporaneo silenzio. Un attimo appena, poi un ‘clik‘ e le storie si dissolvono…

Sabina Corsaro