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Fotogiornalismo in guerra: Robert Capa e Gerda Taro

In un’esaustiva storia del giornalismo, un ampio capitolo dovrebbe essere riservato alla fotografia di guerra, non per settorializzare i temi dell’informazione, ma per ribadire come il fotografo sia spontaneamente attratto da ogni avvenimento drammatico, catastrofico, quindi dinamico, labile e irripetibile. Nel mestiere del fotografo c’è, purtroppo, spazio anche per questo aspetto della realtà, che ha creato molti operatori “specializzati” nel soggetto ” guerra”. Il più noto tra i fotografi bellici contemporanei, è Robert Capa.  La vicenda di questi operatori di settore è iniziata negli anni successivi all’invenzione della fotografia, ancor prima che la tecnica rendesse possibili rapidi spostamenti e tempi di ripresa compatibili con la velocità delle azioni. Una retorica che ha avvolto in un’aura di eroismo pacifista molti fotografi di guerra, soprattutto Robert Capa, che come personaggio è, in tal senso, emblematico. Capa iniziò questa attività in Spagna, nel 1936, insieme con la sua compagna Gerda Taro, che morì lì, alla sua prima avventura e di questo Capa ebbe notizia solo tramite il giornale. Le foto di Capa, anche quella famosa del “miliziano colpito a morte”, finirono sulle pagine dei grandi rotocalchi, “Vu”, “Life” e sostituirono gli esotici paesaggi colorati del tempo di pace. Dal 28 marzo al 21 giugno 2009, allo spazio Forma, Centro Internazionale di Fotografia, a Milano, è possibile visitare due mostre dedicate al fotogiornalismo, Questa è la guerra! Robert Capa al lavoro e Gerda Taro. Esposizioni eccezionali perché, per la prima volta, si ricostruisce la figura di Gerda, grazie alle ricerche di Irme Schaber. Gerda inizia a fotografare a Parigi, sotto la guida del suo uomo; lui le insegna facendole usare la camera senza pellicola, per risparmiare. I due, nel 1936, si recano in Spagna, ma le foto della guerra che inviano ai giornali sono firmate solo da Capa e, quindi, la figura di Gerda scompare. Ma come distinguere i diversi modi di fotografare dei due? Va fatta un’osservazione tecnica che diventa, però, modo di raccontare. Capa utilizza una Leica, formato 24×36, Gerda una Rollei 6×6 che le impone un’inquadratura bilanciata. Come in letteratura esiste una tradizione letteraria contemporanea del racconto di guerra così sono Gerda e Robert a inventare, in fotografia, il racconto per immagini. I due costruiscono le foto in modo diverso, l’uno reinventando l’uso del mosso, a volte dello sfuocato, usando la sequenza per rappresentare un racconto; l’altra cerca di comporre un’inquadratura attenta creando, ugualmente, immagini dense di storia.

Irene Stumpo