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God save London

Dicono che gli aeroporti si assomigliano tutti tra loro. Si sbagliano. Atterrati a Londra, già dal finestrino dell’aereo, scorgi una fine nebbiolina e senti il sopraggiungere di qualcosa di diverso, di magico. Magici sembrano i trasporti puntualissimi, i treni puliti e velocissimi, gli automobilisti educati, i semafori che funzionano, la gente che non getta rifiuti per strada. Visitare Londra è un’esperienza emozionante e un po’ fuori dagli schemi perché come scrisse Samuel Johnson, letterato del ‘700, “quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita [1], perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire“. E l’Inghilterra e la sua immensa capitale possono offrire tantissimo sia al turista spensierato che allo studente squattrinato, sia ai giovani che ai meno giovani, a chi l’inglese lo parla e a chi invece sa solo dire Hello!. Musei, biblioteche, la regina, parchi, teatri, discoteche, pub e bar, sale da the e McDonalds, Harrods e Portobello Market, Notting Hill e Covent Garden, resti romani e il City Hall. Insomma di tutto per tutti e elencare le infinite attrazioni sarebbe quasi impossibile perché qualsiasi cosa a Londra può trasformarsi in un’esperienza unica e irripetibile. Una continua scoperta di se stessi mediante le inattese sorprese che ogni giorno vivi. È sorprendente poter alloggiare in un B&B il cui proprietario è figlio di immigrati italiani e parla un po’  la tua lingua, passeggiare per le strade poco affollate, imbattersi in un portoncino blu e scoprire che lì viveva Virginia Woolf, incontrare al takeaway giapponese un attore famoso e magari la sera in discoteca fare amicizia con un manager milionario. A volte però la giornata può iniziare in modo  poco piacevole quando ad esempio ti svegli e aprendo la finestra vedi che nevica anche se è aprile. Ma se scendi giù in cucina a fare colazione con gli altri ospiti il profumo dei toast e delle marmellate, del burro e del caffè annacquato sono come un balsamo capace di lenire tutto. In ogni caso anche sotto la neve Londra è bellissima e attraversarla significa vivere e far rivivere la storia, i luoghi e i personaggi che lì hanno odiato, amato, combattuto e a volte perso la vita. Come si fa, dinnanzi al Parlamento, a non ricordare l’incendio che il 16 ottobre 1834 distrusse gran parte dell’edificio e impressionò molto i contemporanei tra cui William Turner, pittore della luce, che in diverse tele (tra cui quella qui proposta del 1835, olio su tela, 92,5 x 123 cm, Philadelphia Museum of Art) ne fissò il ricordo nella memoria dei secoli. Nella mia memoria porterò sempre il ricordo di una città stupenda, della pioggia, dell’odore di frittura che invade le strade, della metropolitana piena di colori, sorrisi e visi, simili a quelli delle vittime che il 7 luglio 2005, in seguito ad un attentato, sono morte solo perché stavano vivendo la loro vita di tutti i giorni.

Giuseppina Cuccia