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Gosford park

Novembre 1932. Il nobile Sir William McCordle organizza una battuta di caccia presso la sua residenza nelle campagne inglesi assieme alla moglie Lady Silvia. I numerosi invitati giungono a Gosford Park in una piovosa giornata d’autunno accompagnati dai propri domestici. C’è la contessa di Trentham, una donna superba ed acida, con la sua accompagnatrice Mary. C’è il produttore cinematografico Morris Weissman, che non è interessato alla caccia ma vuole scrivere un film giallo ambientato durante una battuta venatoria nella campagna inglese. Ci sono le sorelle di Lady Silvia con i rispettivi mariti. Per svariati motivi ben presto però l’atmosfera si fa tesa. Fino a quando, un giorno, Sir William viene ritrovato avvelenato ed accoltellato. A questo punto tocca all’ispettore Thompson cercare di capire chi è il colpevole, ma presto anche lui capirà che più di uno tra gli invitati poteva avere un buon motivo per ucciderlo.

Con “Gosford Park” il pluripremiato regista Robert Altman, fa un salto nella realtà degli anni ’30 e ci offre un giallo che è anche uno spaccato della mentalità dell’epoca. Altman si erge quasi ad occhio invisibile e mostra le trame, gli intrighi, le parole dette e non dette, i fatti nell’ombra, i tradimenti, dietro una facciata di comportamenti aristocratici, che si svolgono tutti all’interno di un’unica location, la lussuosa villa di Sir William. “Gosford Park” è un grande affresco sulle gerarchie di classe che dominano la società di quell’epoca. I nobili al tavolo dei nobili, i servitori al tavolo dei servitori. I primi con cibo di classe al piano superiore in una stanza più lussuosa, i secondi al piano di sotto mangiano cibi modesti in un’atmosfera più misera. Il film mette in risalto inoltre alcuni temi secondari come la sessualità ed il pudore sessuale nella società aristocratica degli anni ’30 ed anche l’impatto che la prima guerra mondiale ha avuto sull’economia e sulla realtà.

Diego Bonomo