Hikikomori: un mondo recluso
Hikikomori (letteralmente “rifugio” o “ritiro”) è una particolare forma di disagio giovanile, un vero e proprio fenomeno sociale e culturale che riguarda oggi circa un milione di adolescenti in Giappone, i quali – da un giorno all’altro, in maniera apparentemente immotivata – decidono di rinchiudersi nelle proprie stanze con l’intento di sfuggire la realtà, esprimendo in questo modo il proprio disagio e la propria inadeguatezza di fronte alle difficoltà quotidiane della vita. A volte il periodo di auto-reclusione dura anche interi anni, durante i quali si abbandonano la scuola e gli amici, vivendo di notte e dormendo di giorno, troncando radicalmente qualsiasi tipo di rapporto con il mondo reale e interrompendo di fatto ogni forma di comunicazione con esso. Unico canale di collegamento con l’altro e con gli altri rimane il mondo virtuale delle chat in rete, unica esperienza di vita i libri e i videogames.
La paura di relazionarsi e di confrontarsi con la realtà induce il soggetto interessato ad erigere un muro di silenzio e di solitudine attorno a sé, una sorta di prigione esistenziale all’interno della quale ci si costruisce la propria libertà fittizia, sprofondando in una spirale senza uscita. Spesso poi, gli stessi famigliari rimangono disorientati ed impreparati nell’affrontare il problema, considerato che avere un figlio hikikomori rappresenta motivo di vergogna e disonore per la società giapponese, all’interno della quale un sistema scolastico estremamente rigido ed opprimente, mira all’educazione e alla formazione dei propri giovani proiettandoli fin dall’adolescenza verso un’alienante omologazione sociale. Colpevolmente sottovalutato per molti anni, il fenomeno hikikomori è oggi in rapido e costante aumento non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo occidentale, compresa l’Italia. Studiosi e psicologi di tutto il mondo oggi analizzano il problema ricercandone le cause in quell’ostinata ossessione al confronto e alla competizione sociale, che in alcuni individui può, appunto, sfociare nel completo isolamento o, nei casi più estremi, addirittura al suicidio. Ribellione o sindrome depressiva? Difficile rispondere. Hikikomori è il grido silenzioso che bisogna saper ascoltare, uno dei tanti lati oscuri della nostra società, che da una parte crea aspettative e dall’altra distrugge sogni.
Aldo Nicodemi