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I battenti di Guardia Sanframondi: fede o masochismo?

‘In nome di Maria, battetevi!’ Con questo grido, che sa di imposizione, si ripete, ogni sette anni, il rito dei battenti penitenti di Guardia Sanframondi, piccolo centro della provincia di Benevento. Un tonfo, sordo e profondo, accompagna questo monito e non copre le urla e i pianti della gente. Una tradizione che va avanti da quattro secoli e che viene ripetuta per omaggiare la Madonna dell’Assunta. Si chiama Rito del Sangue e ci sono circa 1200 penitenti che, coperti da un cappuccio che ne permette di conservare l’anonimato, si percuotono il corpo con una spugna di sughero da cui escono trentatre spilli, stringendo nell’altra mano un crocifisso: ci si batte per penitenza; ci si batte per esternare agli altri la propria coscienza senza farsi riconoscere; ci si batte fino a sanguinare. In questa comunità, quasi tutte le famiglie hanno almeno un battente, ognuno ha un ruolo ben preciso – e guai a sgarrare – nella processione che accompagna il rito. Tanti però sono anche quelli che vengono da lontano, con lo scopo di pentirsi, di purificarsi dai gesti malsani che accompagnano la vita di tutti i giorni. Ed è da questo che nasce il forte sospetto che sotto quelle tuniche, sotto quei veli immacolati, si nascondano tanti uomini affiliati ai clan malavitosi. Lo spettatore che, attonito, osserva non sa tutto questo e si trova davanti agli occhi uno spettacolo raccapricciante: quell’odore particolare e sgradevole del sangue, quell’odore metallico, quel rosso vivo che riesce a trapassare ogni cosa; i malori della gente che, esausta, continua a battersi semplicemente perché deve farlo, anche se è allo strenuo delle forze. Un rito che è unico nel mondo occidentale e che, forse, ha esempi simili solo in alcune zone del Messico: qualcuno lo definisce come una grande prova di religiosità civica, altri invece lo ritengono un rito abominevole, superstizioso e primitivo che va contro le morali regole di vita e contro la stessa parola di Cristo dettata nel Vangelo. È coraggioso pentirsi dei propri gesti, ma spiattellare davanti al pubblico anche ciò che dovrebbe avere esclusivamente un contorno privato è francamente esagerato.

Massimiliano Mogavero