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I fan di Totò Riina su Facebook

I fan  gli hanno creato la pagina dove lo ammirano.

x ki vuole ke Totò Rina diventi ministro della pubblica difesa” così è denominata la pagina che si trova all’interno del più famoso social network del momento: Facebook. Chiunque, digitando sul motore di ricerca “Totò Rina”, può trovare la pagina a lui dedicata con messaggi e commenti. Si potrebbe pensare che ci siano pochi fan o nessuno mentre, in realtà, vanta circa 108 membri tra cui molti giovani. Visitandone la pagina, salta agli occhi un commento lasciato dai fan di Falcone e Borsellino: “non vi vergognate nemmeno un po’? ma nemmeno un po’? fate schifo” e “ma quanto si può essere rincoglioniti !?!?!?!?!”. Come biasimarli. Lo scopo di Facebook non era certo questo. Se lo scopo iniziale di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università [1] e licei [2] di tutto il mondo, con il passare del tempo si è trasformato in  una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di internet [3]. Un modo più semplice per re-incontrare vecchi amici, parenti all’estero e scoprire dove il proprio cognome sia andato a finire. E invece? Cosa è successo al buon fine di Facebook? Nelle mani sbagliate viene calpestato e cestinato. Con tutto il rispetto per la libertà di pensiero e di parola, esiste un limite all’indecenza. Il dolore che ha colpito non solo le vittime di mafia ma anche l’intera nazione deve essere rispettato senza nemmeno discuterne. Ma dove si andrà a finire se un simile comportamento non viene corretto o regolamentato? Si troveranno anche pagine dedicate ai pedofili o ai killer? Ciò che spaventa di più è il fatto che ci siano tutt’ora dei giovani iscritti e che sostengano le idee di Totò Rina. Dei giovani. Cioè il futuro del nostro paese. Anche se Mark Zuckerberg [4], il fondatore di Facebook, non si sarebbe di certo aspettato un simile utilizzo del suo social network, un invito gli viene rivolto: che si regolarizzi in modo molto più severo la creazione di determinate pagine nel rispetto della dignità. E al più presto.

Caterina Tipa