I giovani d’oggi: edonismo da discoteca e sogni infranti
“L’unico modo per resistere ad una tentazione è cederle” scriveva Oscar Wilde nel 1891, tra le grida scandalizzate dell’ipocrita società vittoriana inglese del diciottesimo secolo. Una frase che ora, a 120 anni dalla sua prima stesura, risulta essere tra le più rappresentative di un’intera generazione –quella dei giovani d’oggi- che, persa ogni speranza in un futuro diviso tra disoccupazione e precariato, ha per lo più adottato uno stile di vita “alla giornata”, che prevede la sola esistenza del presente, e, qualche volta, anche del passato. E, mentre le aziende falliscono, gli studenti scioperano nelle piazze e le facoltà universitarie cercano di sopravvivere ai tagli, mentre chi ha studiato per anni ed anni magari anche ottenendo risultati eccellenti si ritrova a lottare per poter stringere una busta paga anche misera ed un impiego sicuro tra le mani; al contrario il popolo della notte sembra ampliarsi continuamente. Sesso, droga, alcool e musica a tutto volume per cercare di dimenticare ciò che li aspetta al mattino seguente. È facile definirli stupidi ed incoscienti quando, a causa di quel bicchierino di troppo, perdono la vita per le strade: meno lo è, invece, trovare la soluzione ad un problema reale. Tutto ciò che è diventato importante, oramai, è “cogliere l’attimo”, come avrebbe detto l’ancora attuale poeta latino Orazio, godersi il presente come unica certezza di fronte ad un futuro che appare più nero della pece. E quando rimboccarsi le maniche non basta a superare la situazione di pressante incertezza che passerà alla storia come la più tipica in questi tempi, allora tanto vale nascondersi dietro al falso mito dell’alcool che fa dimenticare, o della cocaina che fa sentire al massimo e magari anche conoscere qualcuno di nuovo e di interessante dopo aver perso qualsiasi tipo di freno inibitore. I giovani vogliono sentirsi padroni e dominatori della propria vita almeno durante la notte, visto che di giorno non possono farlo: e la colpa è del fatto che quando realizzare i grandi sogni (come quelli legati ad una desiderata carriera lavorativa) non è più possibile, ci si ripiega su quelli più piccoli, come, ad esempio, passare una serata da leoni, magari anche col brivido del rischio e della trasgressione dalle regole di una società che non ha dato loro niente. E poi, dopo i primi attimi da re del mondo, rimane il retrogusto amaro: il dolore, la rabbia e la depressione che sopraggiungono nelle ore seguenti. E, soprattutto, rimane un ragazzo solo con sé stesso contro il mondo: l’avvilimento di una lotta impossibile contro il sistema che lo soffoca e contro le apparenze di una sostanza stupefacente che doveva essere un elemento di aggregazione e che invece lo sta alienando, lasciandolo solo davanti alle sue grandi paure senza dargli la possibilità di combatterle. Perché, in fondo, la disoccupazione prima di avergli portato via un impiego o una paga, ha sottratto lui quanto aveva di più caro: i sogni, niente di più semplice dei vitali sogni.
Sara Servadei